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Fisher Investments Italia risponde: Che ruolo riveste il settore manifatturiero nell’economia moderna?

Il settore manifatturiero è cruciale, ma il terziario domina l’economia moderna. Fisher Investments Italia spiega l’importanza di considerare entrambi per decisioni d’investimento informate.
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La debolezza dei dati riguardanti il settore manifatturiero spesso richiama l’attenzione dei commentatori finanziari, che normalmente dipingono la debolezza del comparto industriale come segno di difficoltà dell'economia più ampia. In alcuni casi siamo d’accordo: la pubblicazione di dati sulla produzione industriale inferiori alle attese possono segnalare una debolezza generale. Tuttavia a nostro avviso ciò non è sempre necessariamente vero, poiché le condizioni di un settore ampio come quello terziario possono variare. Secondo Fisher Investments Italia, la capacità degli investitori di distinguere e quantificare quanto influiscano i servizi e l’attività manifatturiera sulla produzione economica rappresenta un elemento positivo, poiché consente di mettere in prospettiva l’analisi dei dati economici.


Il ruolo chiave del settore manifatturiero nell'economia moderna

A nostro avviso, il settore manifatturiero suscita così tanta attenzione anche a causa dell'importanza che ha rivestito storicamente nel Vecchio Continente. Pensiamo ad esempio alla tradizione di potenza industriale della Germania. Durante la rivoluzione industriale, nella metà del XIX secolo, il Paese era ricco di fabbriche, grazie alla costruzione di ferrovie e all’attività mineraria e metallurgica che diedero impulso all’attività manifatturiera tedesca per oltre un secolo.[i] Questa reputazione si è protratta fino ad oggi, stando all’analisi delle pubblicazioni finanziarie di Fisher Investments Italia, tanto che la Germania resta tuttora famosa per la sua industria chimica e automobilistica. Anche Francia e Regno Unito vantano una solida tradizione manifatturiera: entrambi i Paesi hanno assistito a un forte sviluppo industriale dopo la seconda guerra mondiale (per non parlare dei numerosi studiosi del settore, che sottolineano come la Gran Bretagna sia stata la culla della rivoluzione industriale). Dalle analisi storiche di Fisher Investments Italia emerge come il settore manifatturiero si sia rivelato essenziale per lo sviluppo militare di molti Paesi europei, i cui governi sono pertanto stati interessati a monitorarne la capacità produttiva e la produttività. Questa tradizione del settore manifatturiero come colonna portante dell’economia europea a nostro avviso potrebbe spiegare perché molti seguono con tanta attenzione gli indicatori della produzione industriale.

Un altro aspetto da considerare quando si parla di produzione industriale è la facilità con cui essa si può quantificare, in quanto le fabbriche possono calcolare facilmente i volumi di produzione dei diversi stabilimenti. Al contrario, la produzione del settore dei servizi è spesso non tangibile e pertanto difficilmente calcolabile. Ad esempio, potrebbe essere difficile calcolare la produzione rispetto all’attività di un insegnante, di un infermiere o del responsabile di un prodotto digitale. Le agenzie di statistica stanno infatti ancora cercando un sistema per la registrazione dei dati relativi ai servizi.[ii] Questa, secondo Fisher Investments Italia, è una delle ragioni per le quali non si analizzano abbastanza i dati relativi ai servizi.

Tuttavia, se presi nella dovuta considerazione i dati dimostrano che il terziario rappresenta oggi una quota molto più ampia della produzione economica europea. Se dall’epoca della seconda guerra mondiale i volumi del settore manifatturiero, come il numero complessivo di auto prodotte o di ordinativi industriali, nelle maggiori economie sviluppate mondiali sono in gran parte cresciuti di pari passo con la crescita del prodotto interno lordo (il PIL, una misura della produzione economica fornita dai governi), la loro quota nella produzione economica nello stesso arco di tempo è andata a diminuire.[iii] Considerate il Regno Unito. Nel 1960, la quota del comparto manifatturiero nel PIL del Regno Unito svettava al 36%[iv], ma nel 2021 (ultimo dato disponibile), era scesa ad appena il 9%.[v] Anche in Francia, il settore manifatturiero rappresentava circa il 9% del PIL nel 2021, dal 23% circa del 1960.[vi] La stessa tendenza si riscontra in Germania. All’epoca della riunificazione del 1991, il settore manifatturiero costituiva il 25% del PIL. Nel 2021 rappresentava appena il 19%. [vii]

Ma non si tratta solo di un fenomeno europeo. Ad esempio, negli Stati Uniti il settore manifatturiero è noto per essere stato molto florido nell’ultimo dopoguerra e ha raggiunto il picco al 28% del PIL nel 1953.[viii] Nel 2021 la produzione industriale rappresentava appena l’11% del PIL.[ix] In Giappone, la quota della produzione riconducibile al settore manifatturiero si è ridotta dal 37% del 1970 al 20% nel 2020.[x] Dalle analisi della storia economica condotte da Fisher Investments Italia risulta che lo spostamento generalizzato verso i servizi è probabilmente frutto dei grandi sviluppi tecnologici della metà del XX secolo. In base alle nostre ricerche, la crescente automazione del settore manifatturiero ha spostato posti di lavoro fuori dalle fabbriche e verso settori come grande distribuzione, tecnologia, medicina, scuola, finanza e altri comparti non manifatturieri. Oggi il settore dei servizi risulta dominante in alcune delle maggiori economie europee. Per citarne solo alcune, il regno Unito è un importante centro mondiale nel campo dei servizi finanziari, Francia e Germania sono leader dell’innovazione tecnologica medicale, mentre Italia e Spagna vantano un florido settore turistico.

Conclusione

Per queste ragioni, Fisher Investments Italia suggerisce agli investitori di riconoscere che il settore manifatturiero non è l’unico elemento determinante ai fini dell’andamento generale dell’economia. Il settore manifatturiero e i dati industriali forniscono una visione limitata delle tendenze economiche. Se gli investitori se ne rendono conto, avranno meno difficoltà a comprendere in che direzione si sta muovendo l’economia, specialmente quando le notizie finanziarie lasciano immaginare uno scenario diverso. Secondo Fisher Investments Italia, riuscire a cogliere con precisione la realtà economica costituisce un elemento essenziale per l'assunzione di decisioni d'investimento. Ad esempio, alcuni commentatori finanziari che seguiamo hanno ravvisato nella debolezza degli indici dei direttori degli acquisti (PMI) del settore manifatturiero, in contrazione da metà 2022 a maggio 2023, un segnale di recessione dell’Eurozona.[xi] Sebbene il PIL dell’Eurozona abbia registrato un calo sia nel quarto trimestre 2022 che nel primo trimestre 2023, il che corrisponderebbe alla comune definizione di recessione, non riteniamo corretto considerare in contrazione economica l’intera unione monetaria, poiché 16 su 20 Paesi dell’area sono invece cresciuti negli ultimi due trimestri.[xii] Secondo la nostra analisi, un elemento che ha fortemente contribuito a questa crescita è stata l’espansione resiliente del settore terziario.

Fisher Investments Italia non sottovaluta il settore manifatturiero o il ruolo che riveste nell’economia mondiale. Tuttavia a nostro avviso l’andamento del settore terziario è un indicatore più adeguato delle tendenze economiche dei Paesi sviluppati. Quando considerate i dati economici per le vostre decisioni di investimento, ricordatevi del ruolo circoscritto della manifattura in Europa e nel resto del mondo. Il principale motore economico è costituito piuttosto dai servizi, ed è probabile che sarà così anche nel prossimo futuro.

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Fisher Investments Italia è la denominazione commerciale utilizzata dalla succursale di Fisher Investments Ireland Limited operante in Italia (“Fisher Investments Italia”). Fisher Investments Ireland Limited, una società a responsabilità limitata costituita in Irlanda, è iscritta, insieme alla sua denominazione commerciale Fisher Investments Europe, al Companies Registration Office (""Registro delle imprese"") irlandese con i numeri 623847 e 629724. Fisher Investments Europe è regolamentata dalla Banca Centrale d’Irlanda e ha sede legale presso: 2 George’s Dock, 1st Floor, Dublin 1, D01 H2T6 Irlanda Fisher Investments Europe affida una parte degli aspetti dell’attività giornaliera di consulenza di investimento e gestione di portafoglio e delle funzioni di trading alle proprie affiliate.
Il presente documento contiene le opinioni generali di Fisher Investments Europe e non deve essere considerato alla stregua di una consulenza personalizzata in materia di investimento o di natura fiscale, né tantomeno come un riflesso delle performance dei clienti. Non è possibile garantire che Fisher Investments Europe manterrà queste opinioni, che potrebbero cambiare in qualsiasi momento in base a nuove informazioni, analisi o riconsiderazioni. Nulla nel presente deve essere inteso come una raccomandazione o una previsione delle condizioni di mercato. Al contrario, è da intendersi come l’illustrazione di una tesi. Le condizioni di mercato attuali e quelle future potrebbero presentare numerose differenze rispetto a quelle qui illustrate. Inoltre, non si forniscono garanzie in merito all’esattezza delle ipotesi formulate negli esempi qui presenti.


[i] “From Old Regime to Industrial State: A History of German Industrialization From the Eighteenth Century to World War I,” Richard H. Tilly, Michael Kopsidis e Simone A. Wegge. Accesso tramite Economic History Association Book Review, settembre 2022.

[ii] “How Government Statistics Adjust for Potential Biases from Quality Change and New Goods in an Age of Digital Technologies: A View from the Trenches,” Erica L. Groshen, Brian C. Moyer, Ana M. Aizcorbe, Ralph Bradley e David M. Friedman, Journal of Economic Perspectives, Primavera 2017. Accesso tramite Google Books.

[iii] Fonte: Destatis, Istituto nazionale di statistica e Ufficio di analisi economica degli Stati Uniti, al 24/05/2023. PIL e valore aggiunto lordo del settore manifatturiero in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, dal 1970 al 2021. Il PIL rappresenta il prodotto interno lordo ed è una misura dell’attività economica elaborata dai governi.

[iv] Fonte: Banca Mondiale, al 24/05/2023. Valore aggiunto del settore manifatturiero britannico in percentuale del PIL, 1960.

[v] Fonte: Banca Mondiale, al 24/05/2023. Valore aggiunto del settore manifatturiero britannico in percentuale del PIL, 2021.

[vi] Fonte: Banca Mondiale, al 24/05/2023. Valore aggiunto del settore manifatturiero francese in percentuale del PIL, 1960.

[vii] Fonte: Banca Mondiale, al 24/05/2023. Valore aggiunto lordo del settore manifatturiero tedesco in percentuale del PIL, dal 1991 al 2021.

[viii] Fonte: Ufficio di analisi economica degli Stati Uniti, al 24/05/2023. PIL e valore aggiunto lordo del settore manifatturiero degli Stati Uniti, dal 1947 al 2021.

[ix] Ibid.

[x] Fonte: Ministero del Territorio, delle Infrastrutture, dei Trasporti e del Turismo del Giappone e Banca Mondiale, al 24/05/2023. Valore aggiunto del settore manifatturiero giapponese in percentuale del PIL, dal 1970 al 2020.

[xi] Fonte: FactSet, al 13/06/2023. S&P Global, PMI manifatturiero dell’Eurozona, da luglio 2022 a maggio 2023. I PMI sono sondaggi aziendali mensili in cui valori al di sopra di 50 indicano che la maggior parte degli intervistati prevede un’espansione, mentre un dato al di sotto di 50 indica aspettative di calo.

[xii] Fonte: Eurostat, al 09/06/2023.

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