I risultati passati possono indicare quelli futuri? Fisher Investments Italia passa in rassegna i risultati storici

Quando le cose vanno bene, spesso si presume che la negatività sia dietro l’angolo. Mentre, nei momenti difficili, si pensa che le cose non possano che andare peggio. Gli ottimisti potrebbero aspettarsi naturalmente qualcosa di positivo, come fosse dato per scontato. Nella vita quotidiana così come sui mercati, questa percezione degli eventi sembra essere piuttosto comune. Ci accorgiamo che spesso gli investitori tendono a estrapolare il passato recente e a presumere che sia valida la “legge delle medie”, credendo che la realtà corrisponda alla media a lungo termine. Vediamo spesso adottare questo approccio dai commentatori finanziari che seguiamo. Anche se la maggior parte della letteratura finanziaria esaminata da Fisher Investments Italia sottolinea che le performance passate non predicono i rendimenti futuri, ci accorgiamo che gli investitori spesso agiscono credendo che sia così, talvolta senza neanche rendersene conto. Di seguito, analizziamo queste insidie e come individuarle. 

Le performance passate sono predittive?

Non stiamo sostenendo che gli investitori pensino consapevolmente che le performance passate siano predittive. Ma questo errore è spesso alla base di una serie di credenze comuni, a nostro avviso. Quando i mercati sono negativi, molti commentatori avvertono che il calo continuerà. Allo stesso modo, nel corso della storia dei mercati, gli osservatori cadono occasionalmente in uno stato di euforia, credendo che questa volta sia diverso e che i mercati non possano fallire. Gli analisti, inoltre, spesso sostengono che le medie formate dai rendimenti passati siano predittive. Lo vediamo spesso in affermazioni quali: “i mercati azionari sono destinati a una ripresa”, così come nelle previsioni professionali analizzate da Fisher Investments Italia, che spesso prevedono rendimenti in calo dopo anni molto positivi. Tutto sembra basarsi sull’ipotesi che il rendimento medio di lungo periodo dell’indice S&P 500, pari a circa il 10% annualizzato dal 1926, abbia una forza gravitazionale. La stessa logica sembra spesso applicarsi al rapporto prezzo/utili (ovvero il prezzo delle azioni delle società diviso per i loro profitti aziendali): i commentatori che seguiamo spesso sostengono che le valutazioni debbano tornare alla media, facendo scendere o salire i titoli. 

Performance passate e S&P500

Quest’anno non è diverso. Riteniamo che l’analisi dei rendimenti dell’indice S&P 500 sia particolarmente utile in quanto offre una lunga serie di dati storici di qualità, che risale al 1925. Osserviamo, ad esempio, i commenti delle pubblicazioni finanziarie sulla performance dell’indice S&P 500 quando i mercati hanno superato la media il 30 giugno 2022. Il fatto che i rendimenti in dollari dell’indice S&P 500 nel primo semestre del 2022 siano stati i peggiori dal 1962 ha attratto l’attenzione delle testate che seguiamo in Fisher Investments Italia. Secondo alcuni osservatori, questo è di cattivo auspicio per la seconda metà dell’anno. Altri commentatori hanno sostenuto che la ripresa sia imminente semplicemente perché un primo semestre negativo è generalmente seguito da un secondo semestre positivo. Ma una coincidenza non equivale a una causa. Uno sguardo più ampio ai dati mostra che ciò che accade nel primo semestre non è indicativo di ciò che accadrà nel secondo. Il coefficiente di correlazione tra i rendimenti del primo e del secondo semestre dell’S&P 500 a partire dal 1925 è pari a -0,099. Il coefficiente di correlazione misura la relazione direzionale tra due variabili, che spaziano da 1,0 a -1,0. Un coefficiente pari a 1,0 significa che le due variabili si muovono sempre insieme, un valore pari a zero indica invece che non vi è alcuna relazione, e -1,0 significa che si muovono sempre in direzioni opposte. Sebbene un valore di -0,099 significhi che i rendimenti del primo e del secondo semestre dell’indice S&P 500 si sono mossi più spesso in direzioni opposte piuttosto che nella stessa direzione, riteniamo che ciò non sia particolarmente rilevante. 

S&P500: esempio

Secondo le analisi di Fisher Investments Italia sui dati storici, i rendimenti non sono correlati secondo un modello prestabilito in nessun periodo di tempo: ciò significa, stando alle nostre ricerche, che il comportamento del mercato di un periodo non fornisce indicazioni valide circa i movimenti del periodo successivo. Anche in questo caso, ci basiamo sui rendimenti annuali dell’indice S&P 500 per la loro lunga storia di dati di qualità. Il coefficiente di correlazione tra un anno di rendimenti dell’S&P 500 e il successivo è pari a -0,008, un valore molto vicino allo zero. Come mostra la Figura 1, nei 26 anni in cui l’indice S&P 500 ha registrato un calo, l’anno successivo i rendimenti dell’indice sono saliti 17 volte e scesi 9. Pertanto, ciò significa che gli anni di ribasso predicono gli anni di rialzo per l’indice S&P 500 o per altri indici? No, pensiamo che significhi semplicemente che i titoli salgono per la maggior parte del tempo e che un anno è spesso un periodo abbastanza lungo da compensare le oscillazioni a breve termine. Ad esempio, dei 71 anni di rialzo dell’S&P 500, i rendimenti dell’anno successivo sono saliti 53 volte e scesi 18. 

Periodi di tempo più brevi mostrano una maggiore casualità. Sempre basandosi sui rendimenti dell’indice S&P 500 per la loro lunga storia, i rendimenti mensili presentano una correlazione leggermente positiva di 0,077 – a nostro avviso ancora insignificante – con rendimenti dopo mesi positivi in aumento nel 64,5% dei casi e in diminuzione nel 35,5%. Dopo mesi di ribasso, i rendimenti dell’S&P 500 sono stati positivi nel 60,6% dei casi e negativi nel 39,3%. I rendimenti settimanali e giornalieri dell’S&P 500, con correlazioni rispettivamente dello 0,004 e dello 0,000, sono stati ancora più disomogenei. 

Figura 1. Fonte: Global Financial Data e FactSet, al 12/07/2022. Indice S&P 500 (dividendi reinvestiti), dal 31/12/1925 al 31/12/2021, e S&P 500 (dividendi esclusi), dal 01/01/1928 al 05/07/2022. I dati mensili e annuali utilizzano i rendimenti con dividendi reinvestiti in USD; i dati giornalieri e settimanali utilizzano i rendimenti con dividendi esclusi in USD. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro e la lira o l’euro potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.

Sulla base dell’analisi della storia dei mercati azionari effettuata da Fisher Investments Italia, riteniamo che le azioni siano orientate al futuro: si muovono sulla base del divario tra ciò che gli investitori pensano possa accadere nei mercati e la realtà effettiva. Riteniamo che si concentrino sulla probabilità che i fondamentali economici mantengano gli utili aziendali generalmente migliori o peggiori di quanto previsto nei successivi 3-30 mesi. I mercati si concentrano sulle possibili condizioni del futuro, non sull’andamento del mercato nell’ultimo giorno, settimana, mese o anno. 

Conclusione

Fisher Investments Italia non suggerisce quindi di trarre conclusioni affrettate dall’analisi dell’esperienza recente. Sappiamo che flessioni come quella del primo semestre del 2022, sia nei mercati statunitensi che in quelli globali, possono aumentare l’incertezza e accrescere il desiderio degli investitori di restare fuori dal mercato. Tuttavia, riteniamo che il più delle volte agire in base a questi impulsi faccia sì che gli investitori si perdano alcuni momenti molto positivi quando i mercati si riprendono. Suggeriamo quindi agli investitori di adottare lo stesso approccio dei mercati e di guardare al futuro, non al passato. A nostro avviso, gli investitori traggono vantaggio se non lasciano che i risultati recenti offuschino il loro giudizio. 

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Il presente documento contiene le opinioni generali di Fisher Investments Europe e non deve essere considerato alla stregua di una consulenza personalizzata in materia di investimento o di natura fiscale, né tantomeno come un riflesso delle performance dei clienti. Non è possibile garantire che Fisher Investments Europe manterrà queste opinioni, che potrebbero cambiare in qualsiasi momento in base a nuove informazioni, analisi o riconsiderazioni. Nulla nel presente deve essere inteso come una raccomandazione o una previsione delle condizioni di mercato. Al contrario, è da intendersi come l’illustrazione di una tesi. Le condizioni di mercato attuali e quelle future potrebbero presentare numerose differenze rispetto a quelle qui illustrate. Inoltre, non si forniscono garanzie in merito all’esattezza delle ipotesi formulate negli esempi qui presenti.

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