Come investire in petrolio? Trading
Il petrolio è una delle risorse più preziose del mondo, essendo la fonte principale di energia per il trasporto e la produzione di energia elettrica. Investire nel petrolio può essere un’opzione interessante per coloro che cercano di diversificare il proprio portafoglio di investimenti, ma è importante capire i fattori che influenzano il prezzo del petrolio e come funziona il mercato petrolifero. In questo articolo, esploreremo le varie opzioni di investimento disponibili per coloro che desiderano investire in petrolio, i rischi associati a tali investimenti e le considerazioni importanti da tenere a mente quando si decide di investire in questa risorsa energetica.
Investire nell’industria petrolifera: come funziona
Non è raro che gli investitori siano confusi dal gergo utilizzato per valutare le transazioni legate al petrolio. Riteniamo che sia estremamente importante comprendere il processo di estrazione, raffinazione e commercio di questa commodity, ossia la sua catena di produzione, che può essere tecnicamente suddivisa in tre segmenti:
- Upstream: le società upstream si occupano dell’esplorazione e della produzione di petrolio e gas. Le società upstream cercano le riserve di commodities e le estraggono. Si occupano principalmente delle fasi iniziali della produzione, come la trivellazione e l’estrazione di petrolio e gas in superficie. Questo segmento è tipicamente caratterizzato da un elevato capitale di investimento, una lunga durata, rischi elevati e un uso intensivo della tecnologia.
- Midstream: la catena di processo che si concentra principalmente su tutto ciò che è necessario per trasportare e stoccare il petrolio greggio per la lavorazione nelle raffinerie. Le attività di midstream sono tipicamente caratterizzate da trasporto su strada, spedizione, stoccaggio di materie prime e oleodotti. Sono inoltre caratterizzate da un basso rischio di capitale e da un’elevata regolamentazione. Esse dipendono fortemente dalle società upstream.
- Downstream: infine, le imprese del downstream sono le famose raffinerie, aziende responsabili della raffinazione del petrolio e del gas in prodotti finali, dal carburante per aerei, all’asfalto, alla benzina, ecc. fino alle gomme sintetiche, ai contenitori, ai conservanti e alle materie plastiche.
Qual è la differenza tra Brent, WTI e gli altri tipi di petrolio?
Vediamo ora quali sono i due tipi principali di petrolio che esistono. La principale differenza tra Brent e WTI è la provenienza, ovvero il luogo di estrazione. Il primo viene dal Mare del Nord, il secondo dai giacimenti del mercato a stelle e strisce, dal Texas, alla Louisiana, senza trascurare i livelli record di estrazione presso il Bacino del Permiano (si estende tra Texas e Nuovo Messico).
Il petrolio WTI è considerato un petrolio più pregiato rispetto al greggio Brent in quanto è caratterizzato da un minor quantitativo di zolfo ed una gravità Api più elevata (misura la densità in rapporto all’acqua) e poi l’altro aspetto riguarda il prezzo che è inferiore rispetto a quello estratto nel Vecchio Continente. Nonostante i costi di trasporto, grazie all’aumento delle estrazioni, attraverso la tanto discussa tecnica del fracking, il prezzo del Wti è inferiore al Brent che ha costi di trasporto inferiori poiché viene prodotto vicino al mare.
Investire nel petrolio oggi conviene?
Molteplici sono i fattori che continueranno anche quest’anno ad influire sui prezzi e sulla domanda di petrolio. Dalla macroeconomia alla geopolitica, dalle politiche delle banche centrali ai livelli di stoccaggio, senza dimenticare di monitorare domanda e offerta, le decisioni dell’Opec Plus, valore del dollaro, sentiment del mercato…
Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i mercati petroliferi globali sono scambiati in una relativa calma. I prezzi del petrolio sono tornati ai livelli prebellici. Ad inizio anno, dal lato dell’offerta, IEA ha previsto un rallentamento della produzione mondiale di petrolio nel 2023 rispetto allo scorso anno. Se da un lato spesso si è ritenuto che l’inflazione si abbasserà in maniera naturale grazie al calo dei prezzi energetici e al ripristino delle supply chain ( per farla breve si intende il processo che permette di portare sul mercato un prodotto o servizio, trasferendolo dal fornitore fino al cliente) dall’altro le banche centrali non mollano la presa.
I prezzi del petrolio continuano ad oscillare tra i timori di una recessione e gli aumenti dei tassi per combattere l’inflazione e le speranze di una ripresa della domanda in Cina, il principale importatore mondiale di petrolio. A proposito dell’economia del dragone, le importazioni di petrolio della Cina potrebbero raggiungere un livello record nel 2023, per poter soddisfare l’aumento della domanda di carburante per i trasporti e l’entrata in funzione di nuove raffinerie. Cina ed India sono i principali acquirenti di greggio russo dopo l’embargo dell’Unione europea. Il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia Fatih Birol ha dichiarato che la Cina potrebbe essere pronta per un rimbalzo più forte del previsto e che aumenterà la domanda di greggio.
Andamento del petrolio: previsioni
Nelle ultime settimane sui prezzi stanno pesando anche gli alti livelli di stoccaggio, basta leggere i dati comunicati settimanalmente dall’American Petroleum Institute o dall’Energy Information Administration. È vero si che banche centrali, scorte, dollaro in questo momento sono fattori ribassisti così come l’ulteriore annuncio relativo all’immissione sul mercato da parte degli Stati Uniti di 26 milioni di barili di greggio dalle riserve strategiche, insomma tutto questo aggiunge una certa pressione al ribasso sul mercato, ma allo stesso tempo è probabile che le future carenze di approvvigionamento di petrolio spingano i prezzi verso i 100 dollari al barile entro la fine dell’anno.
Nell’ultimo report pubblicato dall’Opec si legge che per il 2023, la crescita della domanda mondiale di petrolio è leggermente aumentata di 0,1 mb/g per attestarsi a 2,3 mb/g. Si prevede che l’area OCSE crescerà di circa 0,4 mb/d e quella non OCSE di circa 2,0 mb/d. L’offerta mondiale di petrolio sembra destinata a superare la domanda nella prima metà del 2023, ma il saldo potrebbe rapidamente spostarsi in deficit man mano che la domanda si riprende. Ricordiamo la politica dell’OPEC+, e la conferma lo scorso ottobre del taglio gli di produzione di petrolio di 2 milioni di barili al giorno (bpd) fino alla fine del 2023.
Senza dimenticare che la Russia taglierà la produzione di petrolio di 500.000 barili al giorno, o circa il 5% della produzione, a marzo dopo che l’Occidente ha imposto limiti di prezzo al petrolio e ai prodotti petroliferi russi. Anzi, sempre dal lato dell’offerta, la Russia ha comunicato di recente di tagliare le esportazioni di petrolio dai suoi porti occidentali fino al 25% a marzo rispetto a febbraio, superando i tagli alla produzione precedentemente annunciati Dobbiamo ricordare che la principale esportazione di greggio russo, l’Ural, (è una miscela di greggio degli Urali, del delta del Volga e della Siberia) viene attualmente venduta ben al di sotto dei 60 dollari a barile, nel tentativo di trovare nuovi acquirenti in Asia. Un prezzo già inferiore al price cap.
Come investire nel petrolio?
Vediamo come fare trading su questa materia prima. Nelle sezioni seguenti spieghiamo in modo approfondito come investire nel petrolio attraverso 6 strumenti del mercato azionario.
Qui trovi un articolo su come investire in materie prime.
Come investire nel petrolio: azioni di imprese
Una delle possibilità che il mercato offre per investire su un settore così particolare come quello del petrolio è certamente rappresentato dalle azioni delle società petrolifere quotate. Sono tante le compagnie petrolifere dedite appunto all’esplorazione, produzione, raffinazione, vendita di prodotti petroliferi, servizi e trasporto.
Alcune di queste società, come quelle di esplorazione e produzione, tendono ad aumentare di valore quando il greggio aumenta e a diminuire quando il greggio scende. Ad esempio, l’industria della raffinazione si basa sul petrolio greggio come input per produrre benzina, diesel e altri prodotti raffinati. Se i prezzi del greggio aumentano senza un corrispondente aumento del prezzo dei prodotti energetici raffinati, gli investitori possono aspettarsi un calo dei titoli delle raffinerie, perché i loro profitti diminuiscono.
Pensiamo ad esempio ad Eni, Aramco, Exxon Mobil, Cononco Phillips, British Petroleum, Chevron, Royal Dutch Shell, Repsol, Petrochina, Petrobras…queste sono le principali.
Ecco le 3 imprese con le performance più interessanti dell’anno passato:
- Chevron Corporation
- Exxon Mobil Corporation
- BP
Ed ecco le rispettive performance.
Comprare petrolio con gli ETF
L’altro strumento che il mercato offre per investire sul petrolio è rappresentato dagli ETF. Gli Exchange Traded Funds sono fondi di investimento quotati sui mercati. Esistono delle differenze tra i fondi comuni di investimento e gli ETF. I primi, ad esempio, hanno generalmente spese più elevate rispetto agli ETF, poiché seguono una gestione attiva. La differenza principale è che gli ETF sono quasi sempre a gestione passiva. Sul mercato sono presenti un’ampia varietà di ETF legati alle materie prime. Oltretutto, la non presenza del gestore nella scelta dei titoli che compongono il paniere di riferimento, rende questi strumenti particolarmente convenienti per quel che riguarda i costi.
Gli Exchange Traded Funds hanno la particolarità di replicare degli indici legati al prezzo delle commodities o che rappresentano panieri di titoli collegati al mercato delle materie prime. Un aspetto rilevante è riconducibile all’idea che l’ETF è in grado di offrire trasparenza e di flessibilità, permette di monitorare costantemente l’andamento del proprio investimento. Gli ETF, essendo basati su contratti derivati scambiati sui mercati a termine, si basano sulla convergenza tra valore futuro e valore atteso. È qui che entrano in gioco i concetti di Contango e Backwardation. Il “contango” si ha quando il prezzo del future successivo è più alto di quello attuale, mentre il “backwardation” è l’opposto.
Questa è una top 3 di ETF del petrolio e fondi.
- Lyxor Stoxx EU600 Oil & Gas ETF. rendimento un anno 23,18% (un un fondo che segue l’evoluzione a rialzo e ribasso delle performance di grandi società europee nel settore petrolifero e del gas)
- iShares U.S Oil & Gas Exploration & Production ETF. 17,21% (un ETF che cerca di replicare nel modo più fedele possibile la performance dell’indice S&P Commodity Producers Oil & Gas Exploration & Production)
- WisdomTree Brent Crude Oil. Il fondo investe nel settore petrolifero replicando l’indice Bloomberg Brent Crude Sub Excess Return. Ad esempio, se l’indice Bloomberg Brent Crude Sub Total Return sale dell’1% in un giorno, allora l’ ETC sale dell’ 1%.
Scopri altri ETF per investire in materie prime.
Investire in petrolio con derivati: CFD, futures, opzioni
Tra le altre possibilità ed alternative che il mercato offre, sicuramente non si possono trascurare CFD, futures e opzioni.
Trading sul petrolio con i CFD
I CFD sono tipologie di contratti in strumenti derivati in base ai quali viene scambiata la differenza di valore di una certa materia prima. Il trader specula sull’aumento o sul calo dei prezzi con l’obiettivo di ottenere un profitto. Sostanzialmente il CFD è un contratto in cui due parti si accordano per scambiare denaro in base alla variazione di valore di un asset. Inoltre, i CFD sono contratti standardizzati e velocemente negoziabili. Questi sono solo alcuni vantaggi oltre all’economicità e praticità rispetto all’investimento tradizionale.
Un semplice esempio di trading attraverso l’utilizzo dei CFD sulle commodities può essere rappresentato dall’ipotesi di voler aprire una posizione di acquisto o di vendita sul petrolio e quindi decidere se andare long o short. Immaginiamo di andare long in quanto siamo convinti che il prezzo del greggio salirà. Una volta aperta la posizione potremmo ottenere un profitto o una perdita in base al movimento della quotazione del petrolio. Il future rappresenta una delle modalità che consentono appunto di investire in materie prime, permettendo al produttore e all’acquirente di concordare un prezzo e dei termini per la consegna di una merce in una data futura stabilità.
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Trading con i futures del petrolio
Il future rappresenta una delle modalità che consentono appunto di investire in materie prime, permettendo al produttore e all’acquirente di concordare un prezzo e dei termini per la consegna di una merce in una data futura stabilità.
Il future è un contratto a termine che al momento della contrattazione stabilisce un prezzo di una materia prima o di un paniere che successivamente sarà consegnato ad una data futura. Rappresenta un vero e proprio accordo legale tra due parti per la negoziazione di un asset a un prezzo predefinito, in una data futura specifica.
L’operatore che acquista il future (che si impegna, cioè, ad acquistare a scadenza il sottostante) assume una posizione lunga (long), mentre l’operatore che vende il future assume una posizione corta (short).
I contratti futures sul petrolio hanno la dimensione di 1000 barili. Le piazze finanziarie dove viene negoziato il petrolio sono il Chicago Mercantile Exchange, il New York Mercantile Exchange, l’Intercontinental Exchange di Londra, senza trascurare altri mercati importanti come quelli di Tokio, Shangai, Mumbai. La scadenza dei contratti, come si evince anche dalla tabella seguente, è mensile.
In termini semplificati, un contratto per 1.000 barili a 50 dollari al barile viene concordato tra due persone e scade nel X. Si possono verificare due casi:
- Il prezzo del barile scende prima della scadenza. Se, ad esempio, il prezzo dovesse scendere a 49 dollari al barile, si perderebbero 1.000 dollari (1 dollaro x 1.000 barili).
- Il prezzo del barile aumenta prima della scadenza. Se, ad esempio, il prezzo dovesse salire a 51 dollari al barile, guadagnereste 1.000 dollari (1 dollaro x 1.000 barili).
Se siete interessati ai futures, potete dare un’occhiata ai broker di futures.
Fare trading sul petrolio con le opzioni
Le opzioni su petrolio sono dei contratti che attribuiscono al compratore il diritto di acquistare o vendere una materia prima ad un prezzo stabilito ad una certa scadenza. Ecco un’altro modo per investire in commodities. L’utilizzo delle opzioni può essere effettuato anche per proteggere un investimento poiché nel caso di una performance negativa con l’opzione è possibile esercitare il diritto di vendere ad un prezzo prestabilito. Per opzione call si intende il diritto ma non l’obbligo di acquistare un sottostante ad un prezzo predeterminato, in una data specifica.
Il venditore ha l’obbligo di vendere il bene nel caso in cui l’acquirente esercita il diritto di acquisto. In tal caso l’acquirente ha aspettative al rialzo sull’evoluzione futura del prezzo del greggio. Un’opzione put fornisce all’acquirente il diritto ma non l’obbligo di vendere ad un prezzo predeterminato, ad una data specifica. Il venditore ha l’obbligo di acquistare nel caso in cui l’acquirente dell’opzione decida di esercitare il diritto di vendere.
Volendo schematizzare:
- Acquista opzioni call: simile a versare un acconto per un acquisto, l’acquisto di call concede al proprietario il diritto di acquistare futures sul petrolio greggio a un prezzo bloccato prima di una data specificata. Vendi opzioni call: quando vendi opzioni call, vendi il diritto ma non l’obbligo di acquistare il mercato dei future sul petrolio greggio sottostante a un prezzo stabilito prima di una data specificata.
- Acquista opzioni put: paragonabile all’acquisto di una polizza assicurativa per proteggere i tuoi beni, l’acquisto di opzioni put garantisce ai proprietari il diritto di vendere il mercato dei future sul petrolio greggio sottostante a un prezzo concordato prima della data di scadenza dell’opzione. Vendi opzioni put: i venditori put prevedono un aumento del valore dei futures sul petrolio greggio e vendono opzioni put in cambio del premio delle opzioni.
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Come fare trading sul petrolio con eToro
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Petrolio: quali fattori ne influenzano il prezzo
Vediamo di comprendere i fattori che muovono il prezzo di questa materia prima.
Il prezzo del petrolio, come quello di altri beni, dipende dalla domanda e dall’offerta di petrolio.
- Dal lato della domanda è abbastanza semplice, i consumatori che quotidianamente utilizzano beni e servizi che sono direttamente o indirettamente legati a questa merce.
- Dal lato dell’offerta, contrariamente a quanto molti pensano, il maggior produttore di petrolio sono gli Stati Uniti e non l’Arabia Saudita. Il motivo è dovuto alla scoperta del fracking di “scisti bituminosi” in Texas e Nord Dakota e alla riduzione della produzione dell’Arabia Saudita a causa dei continui attacchi ai suoi giacimenti.
Un concetto che vorrei chiarire è la differenza tra produzione di petrolio e riserve di petrolio (queste ultime sono il petrolio non ancora estratto). In questo senso, gli Stati Uniti, con 36,5 miliardi di barili di riserva, sono molto indietro rispetto ad altri Paesi produttori di petrolio come il Venezuela (266 miliardi di barili), l’Iran (158 miliardi), l’Iraq (143 miliardi) e il Kuwait (102 miliardi). Russia e Arabia Saudita ne hanno rispettivamente 98 e 80 miliardi. Queste informazioni sono importanti per determinare la futura capacità di approvvigionamento e i flussi di importazione ed esportazione.
Tuttavia, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), fondata negli anni ’60 e composta principalmente da Arabia Saudita, Kuwait, Iran, Iraq e Venezuela, svolge un ruolo fondamentale sul fronte dell’offerta di petrolio. Anche se lo statuto dell’organizzazione non lo dice esplicitamente, sono loro a fissare i prezzi sul mercato. Se l’OPEC decide di limitare la produzione, può far salire i prezzi del petrolio.
Investire nell'”oro nero” significa assumere un alto livello di rischio, fondamentalmente perché i Paesi produttori sono aree di guerra e di conflitto politico, quindi le fluttuazioni possono essere notevoli.
Altre questioni attuali
Prima di continuare con il petrolio, spesso si sente parlare di fonti alternative, energie rinnovabili necessarie per abbattere le emissioni e tutte le conseguenze derivanti dai combustibili fossili.
- Decarbonizzazione: accordo di Parigi sul clima, Green New Deal, tanti gli obiettivi che nel corso degli anni hanno caratterizzato la lotta all’abbattimento delle emissioni in atmosfera. I governi cercano di rispondere alla sfida attraverso programmi volti alla sostenibilità e dell’efficienza. C’è ancora tanta strada da fare. Il quadro italiano, ad esempio, si mantiene ricco di potenzialità ma scarno di successi acquisiti. Solare, eolico, geotermia, biomasse, sono tante le fonti a basso impatto ambientale. Le energie rinnovabili sono riconducibili a fonti naturali non soggette ad esaurimento. Un mondo senza petrolio è possibile ma il percorso è davvero lungo ed irto di ostacoli.
- L’altro fattore che senza dubbio influisce sulle oscillazioni dei prezzi del greggio è legato ai livelli di stoccaggio. Questi dati sono comunicati settimanalmente dall’American Petroleum Institute e dall’Energy Information Administration. Negli ultimi mesi le scorte di greggio negli Stati Uniti sono decisamente aumentate. Questo pesa sui prezzi. Sostanzialmente cresciute di quasi 24 milioni di barili nelle ultime due settimane, aggiungendosi a un mercato già in eccesso di offerta.
- La questione Iran: non esiste al momento un accordo definitivo per revocare le restrizioni statunitensi sul petrolio iraniano. Anche l’Unione Europea non nasconde le enormi difficoltà a portare avanti le già complicate negoziazioni tra i Paesi firmatari dell’accordo.
I principali paesi produttori di petrolio nel mondo
Un concetto che vorrei chiarire è la differenza tra produzione di petrolio e riserve di petrolio, queste ultime sono il petrolio non ancora estratto.
Ecco la tabella dei primi 5 paesi produttori di petrolio al 2024:
Paese | Barili al giorno |
Stati Uniti | 12.6 milioni |
Arabia Saudita | 11.4 milioni |
Russia | 11.0 milioni |
Cina | 4.9 milioni |
Canada | 4.4 milioni |
In questo senso, gli Stati Uniti, con 36,5 miliardi di barili di riserva, sono molto indietro rispetto ad altri Paesi produttori di petrolio come Venezuela (266 miliardi di barili), Iran (158 miliardi), Iraq (143 miliardi) e Kuwait (102 miliardi). Russia e Arabia Saudita ne hanno rispettivamente 98 e 80 miliardi. Queste informazioni sono importanti per determinare la futura capacità di approvvigionamento e i flussi di importazione ed esportazione.
Tuttavia, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), fondata negli anni ’60 e composta principalmente da Arabia Saudita, Kuwait, Iran, Iraq e Venezuela, svolge un ruolo fondamentale sul fronte dell’offerta di greggio. Anche se lo statuto dell’organizzazione non lo dice esplicitamente, sono loro a fissare i prezzi sul mercato. Se l’OPEC decide di limitare la produzione, può far salire i prezzi del petrolio.
Investire nell'”oro nero” significa assumere un alto livello di rischio, fondamentalmente perché i Paesi produttori sono aree di guerra e di conflitto politico, quindi le fluttuazioni possono essere notevoli.
Prezzi storici del petrolio
Senza necessariamente guardare troppo al passato, i prezzi del petrolio hanno subito in particolari momenti storici dei veri e propri contraccolpi, con oscillazioni repentine ed aumenti di volatilità netta e decisa. Non solo per fattori di natura geopolitica ma anche macroeconomica, senza dimenticare quanto accaduto nel 2020 quando nel mese di aprile le quotazioni nell’arco di una giornata di contrattazione sono addirittura precipitate sotto lo zero…in quel caso particolarissimo è fondamentale ricordare un aspetto di natura anche tecnica.
Come dimenticare molteplici eventi come, ad esempio, quando l’8 marzo 2022 il greggio raggiunge velocemente i massimi da 14 mesi in occasione dell’attacco attraverso dei droni alle strutture petrolifere di Saudi Aramco, attacco rivendicato da un portavoce militare di un gruppo armato yemenita, un’incursione, rivendicata dal movimento Houthi che combatte in Yemen contro l’Arabia. Ma non è la prima volta che accade una situazione del genere e quando si verificano tali eventi si registra sempre nell’immediato un impennata repentina dei prezzi ma poi subito la quotazione rientra.
E poi i prezzi del 2008 che in queste ultime settimane hanno fatto ricordare anche un altro aspetto, quello legato al costo dei carburanti. Nel luglio 2008 si raggiunge il record, sulla spinta delle speculazioni sui prezzi delle materie prime e del valore fluttuante del dollaro. Il greggio Wti tocca i 147,27 dollari sul mercato di New York. A pesare, le tensioni internazionali in Medio Oriente legate al programma nucleare di Teheran e la caduta del dollaro. Anche il Brent vola e arriva a 147,50 dollari.
Il problema del petrolio per la fine del decennio
Il futuro del petrolio si presenta in uno scenario complesso, caratterizzato da una serie di sfide che potrebbero avere un impatto significativo sul mercato entro la fine del decennio in corso.
Agenda anti-petrolio nei Paesi occidentali
- Politiche ambientali e climatiche: I Paesi occidentali stanno spingendo per una transizione verso le fonti di energia rinnovabili, che implica una graduale riduzione del consumo di petrolio. L’industria è stata seriamente colpita dal sostegno pubblico alle fonti rinnovabili, a scapito dell’energia convenzionale.
- Divieti e restrizioni: Alcuni Paesi hanno fissato delle scadenze per la vendita di veicoli a combustione interna, che incideranno sulla domanda di benzina e gasolio.
Crescente consapevolezza ambientale
- Pressione sociale: la società civile chiede di agire per combattere il cambiamento climatico, facendo pressione sui governi e sulle aziende affinché riducano la loro dipendenza dal petrolio.
- Sviluppo di alternative: aumentano gli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle tecnologie pulite, che in futuro potrebbero sostituire il petrolio.
Picco del petrolio
- Teoria: si riferisce al picco della produzione globale di petrolio, dopo il quale la produzione inizia a diminuire.
- Impatto: se si raggiunge il picco del petrolio, l’offerta di petrolio potrebbe diminuire, con conseguente aumento dei prezzi.
Reinvestimento in strutture di capitale
- Bassi livelli: l’industria petrolifera ha ridotto gli investimenti in nuove esplorazioni e giacimenti, il che potrebbe influire sulla produzione futura.
- Concentrazione sui dividendi: le major petrolifere stanno dando priorità al pagamento dei dividendi agli azionisti.
- Mancanza di investimenti in nuove tecnologie: la mancanza di investimenti in nuove tecnologie di estrazione potrebbe limitare la capacità di aumentare la produzione in futuro.
Leggi il nostro articolo sulle migliori azioni con dividendo.
Giacimenti e impianti del XX secolo
- Invecchiamento: la maggior parte dei grandi giacimenti e degli impianti di lavorazione sono stati scoperti e costruiti nel XX secolo e stanno quindi raggiungendo la fine della loro vita utile.
- Produzione in calo: La produzione di questi giacimenti e impianti potrebbe gradualmente diminuire, con conseguenti ripercussioni sull’approvvigionamento petrolifero globale.
Considerate nel loro insieme, queste sfide potrebbero generare uno scenario di carenza di petrolio entro la fine del decennio, portando a prezzi più alti e a una maggiore pressione per la ricerca di alternative energetiche.
Si tratta di uno scenario complesso e pieno di incertezze. Il futuro del petrolio dipenderà dall’evoluzione delle politiche ambientali, dallo sviluppo di nuove tecnologie, dalla geopolitica e dalle decisioni di investimento delle compagnie petrolifere. Tuttavia, è chiaro che il petrolio si trova ad affrontare un futuro difficile e che la transizione verso un mondo a basse emissioni di carbonio è inevitabile.
Leggi anche come investire in rinnovabili.
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