logo RankiaItalia

Crollo mercati: cause, conseguenze e come proteggere i tuoi investimenti

Crollo mercati

Quando si parla di investimenti, una delle paure più diffuse è il crollo dei mercati. Molti preferiscono evitare il rischio, rifugiandosi in strumenti considerati più sicuri come conti deposito o buoni fruttiferi postali. Ma cosa significa esattamente "crollo dei mercati"? E come dovrebbe comportarsi un investitore davanti a questi momenti di turbolenza?

Cosa si intende per crollo dei mercati?

Non esiste una definizione unica e oggettiva. In generale, si considera un calo fino al -20% come una correzione fisiologica del mercato, mentre oltre questa soglia si parla di bear market. Tuttavia, spesso il termine “crollo” viene usato in modo improprio anche per descrivere cali temporanei e contenuti, generando allarmismi ingiustificati.

In realtà, la percezione del rischio è soggettiva: per alcuni un ribasso del 5% è già una crisi, per altri serve un -40% per far scattare l’allarme. In questo senso, il “crollo” è spesso una questione più psicologica che tecnica.

I numeri dietro la volatilità

Vediamo cosa è successo storicamente sul mercato azionario statunitense, prendendo come riferimento l’indice S&P 500, che rappresenta le 500 maggiori aziende quotate in America, dal 1950 ad oggi:

  • Circa 70 ribassi tra il -5% e il -8%: in media uno all’anno.
  • Di questi, la metà ha toccato tra il -8% e il -12%: uno ogni due anni.
  • In 20 casi il calo è andato oltre il -12%, ma solo 13 volte si è superato il -20%.
  • Solo 7 volte il calo è arrivato tra il -27% e il -32%.
  • In 3 casi il mercato ha perso oltre il 40%: nel 1974, 2002 e 2008.

Questi dati dimostrano che i crolli profondi sono rari, ma non impossibili. E quando si verificano, possono generare panico diffuso. In queste fasi, le emozioni spesso prevalgono sulla razionalità: l’investitore medio si lascia influenzare da notizie negative e finisce per vendere nel momento peggiore, contribuendo al cosiddetto panic selling.

Il punto di svolta: dal panico all’opportunità

Proprio nei momenti più bui, però, nascono le occasioni migliori. Gli investitori pazienti e consapevoli – quelli che potremmo definire "ottimisti razionali" – sanno che:

  • Il mercato non crolla per sempre.
  • Le valutazioni a quei livelli diventano spesso molto interessanti.
  • Le politiche economiche e monetarie tendono a intervenire per stimolare la ripresa.

Chi riesce a mantenere la calma, ad avere una visione di lungo periodo e una strategia ben definita, può trarre vantaggio dalle fasi di crisi.

Cosa aspettarsi da un investimento di lungo periodo

Investire significa esporsi a rischi e accettare una certa dose di volatilità. Nell’arco di vent’anni, un orizzonte temporale ragionevole per un investimento in azioni, è realistico aspettarsi:

  • 3 o 4 recessioni dell’economia reale.
  • Circa 30 cali tra il -5% e il -8% nei mercati finanziari.
  • 15 ribassi intorno al -10%.
  • 5 drawdown del -20% o più.
  • Almeno un crollo del -30%, che potrebbe arrivare anche al -50%.

Come reagire da investitore al crollo dei mercati

Il primo consiglio è semplice ma fondamentale: non farsi trovare impreparati. Ecco alcune linee guida utili:

  1. Avere pazienza: i mercati premiano chi ha una visione di lungo periodo.
  2. Evitare di investire capitali di cui si potrebbe avere bisogno a breve termine.
  3. Seguire una strategia: sapere in anticipo come comportarsi nei momenti di crisi aiuta a evitare decisioni impulsive.
  4. Diversificare: non puntare tutto su un’unica asset class o settore.
  5. Ribilanciare periodicamente: vendere quando i mercati salgono troppo e comprare quando scendono può aiutare a ottimizzare il rendimento nel tempo.

In conclusione, il crollo dei mercati fa parte del gioco. Chi lo accetta e impara a gestirlo con consapevolezza e metodo, trasforma un rischio percepito in un’opportunità concreta di crescita patrimoniale.

Scegli il miglior broker per investire anche sul mercato ribassista:

Pubblicità
Articoli correlati