Fondi
Come sarà il mondo nel 2050? Alcune tendenze sono facili da prevedere, come quelle demografiche. Sulla base dei trend del tasso di nascita e dell’aspettativa di vita, le Nazioni Unite stimano che la popolazione mondiale raggiungerà i 9,7 miliardi entro il 2050. I sociologi che scrivono sulle pubblicazioni che seguiamo prevedono che la stragrande maggioranza della popolazione sarà insediata nelle aree urbane, il che potrebbe richiedere un enorme incremento di produzione energetica e di infrastrutture. Molti demografi stimano inoltre che il maggior aumento della popolazione avverrà nell’emisfero australe, con un invecchiamento e una successiva riduzione della popolazione in quello settentrionale. Si tratta di analisi interessanti da un punto di vista accademico; tuttavia, secondo Fisher Investments Italia, sono poco rilevanti per gli investitori. Le nostre ricerche dimostrano infatti che i dati demografici non hanno un potere predittivo sull’andamento azionario, poiché non sono indicative di quali listini, Paesi, settori o aziende otterranno i risultati migliori in quel contesto.
Come tutti i prezzi, riteniamo che anche le azioni si muovano sulla base della domanda e dell’offerta. Dalla nostra esperienza, quest’ultima riceve maggiore attenzione perché tipicamente guida i movimenti a breve termine. Le azioni vengono negoziate in un’asta e quindi tecnicamente sempre indicative di quanto gli investitori siano disposti a pagarle in un dato momento. La domanda può variare in modo rapido, mentre l’offerta si muove molto più lentamente. Le offerte pubbliche iniziali (IPO), con le quali una società si quota per la prima volta sul mercato, impiegano diversi mesi per svolgersi, così come i riacquisti azionari, tramite i quali una società riacquista le proprie azioni sottraendole al mercato e riducendone in tal modo l’offerta. I mercati ribassisti (tipicamente cali profondi e duraturi del 20% e oltre, causati dal deterioramento dei fondamentali economici) possono avvenire quando gli aumenti fuori controllo dell’offerta superano la domanda, come successo ad esempio, a nostro avviso, con la celebre bolla delle dot-com. Tuttavia, stando alle nostre ricerche, nel breve periodo è più frequente che il fattore decisivo sia la domanda.
Dal nostro punto di vista, i commentatori finanziari che seguiamo probabilmente sovrastimano la domanda come fattore determinante per il mercato, convincendosi così che, se e quando le popolazioni dell’emisfero boreale invecchieranno e diminuiranno, caleranno di conseguenza anche i rendimenti azionari; questo poiché sostengono che avere meno individui in età lavorativa equivalga ad avere meno acquirenti sul mercato azionario. Secondo Fisher Investments Italia, questa logica non è attendibile. In primo luogo, se si presume che l’emisfero meridionale registrerà uno sviluppo rapido, c’è ragione di ritenere che la crescente domanda che ne deriva compenserà un possibile calo della popolazione dell’emisfero settentrionale nello stesso periodo. Inoltre, crediamo che un calo della domanda sia tutt’altro che scontato. Con un aumento dell’aspettativa di vita, i pensionati avranno bisogno di risparmi a più lungo termine e detenere delle azioni, a nostro avviso, sarà fondamentale per farlo. In aggiunta a questo, studiando le proiezioni demografiche, abbiamo riscontrato che si focalizzano sul tasso di nascite, ignorando ampiamente il potenziale di maggiori ondate migratorie, tuttavia non prevedibili poiché dipendono dalle politiche migratorie adottate dalle diverse amministrazioni.
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Ancora più importante è l’impossibilità, a nostro parere, di prevedere l’andamento dei mercati sulla base degli effetti demografici sulla domanda poiché non si considera l’offerta, che riteniamo impossibile prevedere in un periodo così lontano nel tempo. Pensateci: l’indice Wilshire 5000, che include tutte le imprese statunitensi quotate, attualmente non include 5000 società, come invece faceva quando fu creato nel 1974. Si poteva sapere a quel tempo che alla fine degli anni ‘90 sarebbe arrivato a comprendere ben 7.500 società? Al culmine della bolla delle dot-com, si poteva prevedere che la frenesia delle IPO sarebbe cessata e l’indice Wilshire 5000 sarebbe sceso a sole 3.641 società costituenti al 30 settembre 2021? A nostro avviso, tutti i fattori che le nostre ricerche mostrano influire sull’offerta, incluse regolamentazioni, politiche fiscali, attività di acquisizione private e altri, sono impossibili da prevedere poiché dipendono da un gran numero di variabili umane. Non conosciamo nessuno che ci abbia neanche mai provato. Se qualcuno affermasse di poter prevedere l’offerta nel lungo periodo, secondo noi, mentirebbe.
A nostro parere, individuare aziende, settori o comparti vincenti o perdenti sulla base dei trend demografici equivale a provare a indovinare. Prendete ad esempio il settore energetico. Proiettare i trend attuali nel futuro porterebbe la gente a pensare che ogni centimetro di spazio libero da qui a 30 anni sarà costellato di turbine eoliche e pannelli solari. È chiaramente un’esagerazione ma che succederebbe se l’eolico e il solare fossero solo delle mode passeggere? Cosa succederebbe se gli scienziati facessero scoperte rivoluzionarie sulla fusione nucleare, oppure se la produzione a idrogeno rivestisse un ruolo di prim’ordine nella produzione energetica e di combustibile per le automobili? E ancora, come possiamo prevedere l’avvento di nuove tecnologie avveniristiche che nessuno ha ancora neanche immaginato? Pensiamo che si possa applicare lo stesso ragionamento alle infrastrutture e alla produzione alimentare, e a pressoché tutti i beni e i servizi odierni. Quando i computer hanno dominato la metà del XX secolo, neanche la finzione cinematografica avrebbe potuto immaginare l’arrivo degli smartphone. Nel primo Star Trek, i controlli del ponte dell’Enterprise sembravano un vecchio telefono senza touchscreen. Se neanche la creatività futuristica può prevedere l’evoluzione tecnologica, come possono farlo dei comuni mortali?
Infine, la teoria economica ritiene che il capitale umano sia solo uno degli input economici, insieme al capitale finanziario, alla tecnologia e alla produttività; a nostro avviso, è un fattore imprevedibile. Pertanto, Fisher Investments Italia guarda ai mercati azionari in un periodo non più lungo di 3-30 mesi. Qualsiasi impatto dei cambiamenti demografici è probabilmente oltre quell’orizzonte temporale. Pertanto, riteniamo che siano presenti troppe variabili ignote su tutti i fronti. L’innovazione a lungo termine e i cambiamenti tecnologici non sono prevedibili. Se lo fossero, a quest’ora avremmo tutti uno zaino-razzo e un’auto volante dato che è questo che molti prevedevano nella metà e alla fine del XX secolo, sulla scia della cultura pop di quegli anni. Le nostre ricerche mostrano che neanche l’offerta azionaria è prevedibile oltre i due anni. Perciò, il nostro consiglio è quello di non basare le proprie decisioni di investimento attuali su proiezioni troppo lungimiranti, siano queste positive o negative. Concentratevi piuttosto sull’orizzonte che interessa ai mercati, ossia sul futuro prevedibile, e sulla domanda e l’offerta di quella finestra temporale.
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[1] Fonte: Nazioni Unite, al 30/11/2021.
[1] Fonte: FactSet, al 07/01/2022. Sulla base dei rendimenti dell’indice MSCI World con dividendi netti, in euro, dal 31/12/1969 al 31/12/2021.
[1] Fonte: World Bank, al 07/01/2022, sulla base dell’aspettativa di vita alla nascita, nel mondo.
[1] Fonte: Investopedia, al 30/11/2021.
[1] Fonte: FT Wilshire 5000 Index Fact Sheet, 30/09/2021.
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