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Se segui i notiziari avrai sicuramente sentito discutere di inflazione. Si tratta, in effetti, di un concetto in cui quasi tutti si sono imbattuti almeno una volta della vita. Ma non tutti conoscono davvero il significato di questo termine e quali conseguenze economiche una forte inflazione, come quella che caratterizza questo periodo storico, può comportare. In questa guida andremo perciò a vedere cos'è l'inflazione, come si misura, le cause dell'inflazione, perché un'inflazione troppo elevata è un problema, come comportarsi, finanziariamente parlando, in periodi di forte inflazione.
L'inflazione può essere definita come un aumento generalizzato dei prezzi nell'economia di un determinato paese. Se i prezzi aumentano, ogni singola unità di moneta è in grado di comprare meno beni, quindi si riduce il potere di acquisto.
Questo accade perché l'inflazione è strettamente legata alla domanda e all'offerta di beni e servizi. In altre parole: Quando la domanda è superiore all'offerta, i prezzi sono destinati ad aumentare perché c'è più denaro che servizi o prodotti. Ed è questo movimento che si chiama inflazione.
Un'alta inflazione è sempre negativa per l'economia di un paese, perché significa che il potere d'acquisto dei consumatori diminuisce, e con esso la qualità della vita. Più alta è l'inflazione, più alti sono i prezzi e, naturalmente, la vostra capacità di comprare prodotti o servizi diminuisce perché il valore dei salari non tiene il passo con l'inflazione. In altre parole, con lo stesso denaro si comprano meno cose nella stessa quantità di tempo.
Ma è importante rendersi conto che l'inflazione non è il tipico cattivo dei film d'azione, come a volte vorrebbero farci credere. Ecco perché l'obiettivo di inflazione per l'economia di qualsiasi paese non è mai zero. Questo perché è un indice che, se controllato, mantiene l'economia in movimento e il denaro in circolazione. In altre parole: Se la gente consuma, è perché gli investitori prendono in prestito e l'economia funziona. Gli esperti dicono che un tasso d'inflazione del 2% è ideale e che al di là di questo comincia ad avere effetti negativi per i cittadini e le imprese.
L'inflazione è un fenomeno complesso influenzato da numerosi fattori economici. Un esempio significativo è la curva di Phillips, che evidenzia la relazione inversa tra inflazione e disoccupazione, suggerendo che un mercato del lavoro più rigido potrebbe alimentare la crescita dei prezzi. Tuttavia, per comprendere l'impatto di eventi imprevisti sull'inflazione, è utile consultare l'Economic Surprise Index, un indicatore che misura quanto i dati economici reali differiscano dalle aspettative, fornendo spunti cruciali per prevedere possibili deviazioni nelle tendenze inflazionistiche.
Non c'è di solito un solo fattore o elemento che causa l'inflazione. Questa può derivare da diversi fattori, che possono presentarsi anche contemporaneamente, contribuendo alla creazione di fenomeni inflattivi più o meno forti.
I fattori che più comunemente causano inflazione sono 5, e sono:
Per calcolare l'inflazione è necessario conoscere il paniere di riferimento, ovvero i beni e i servizi consumati durante l'anno. Il peso attribuito a ciascun bene/servizio non è lo stesso e cambia a seconda dell'indice utilizzato per il calcolo, ad esempio.
In questo caso, ai fini del calcolo dell'inflazione, viene monitorata la variazione dei prezzi dei singoli beni/servizi del paniere, ponderata secondo un peso proporzionale al grado di importanza che il prodotto rappresenta rispetto al consumo medio della popolazione di riferimento.
Ricapitolando:
In alternativa, è possibile effettuare il calcolo utilizzando alcune formule come:
Indice dei prezzi per l'anno = (Costo totale per l'anno / Costo totale per l'anno base) ∗ 100;
Tasso di inflazione a 12 mesi = [(indice dell'anno - indice dell'anno base) / indice dell'anno base] ∗ 100
Inflazione = [(IPC corrente - IPC storico) / IPC corrente] ∗ 100
Dove CPI sta per Consumer Price Index, ovvero indice dei prezzi al consumo.
L'inflazione elevata da un lato costituisce una fonte di riduzione del potere di acquisto dei consumatori e dall'altro determina una forte incertezza nel mercato e fra le imprese. L'aumento dei prezzi, infatti, soprattutto in sistemi dove il mercato del lavoro è particolarmente rigido e caratterizzato prevalentemente dalla presenza di meccanismi di contrattazione collettiva, non sempre è bilanciato da un corrispettivo aumento dei salari. Il che comporta sostanzialmente un impoverimento per quei lavoratori che non riescono a contrattare, individualmente o collettivamente, condizioni salariali migliori.
Quello che si verifica è, in buona sostanza, un fenomeno di redistribuzione delle risorse da chi può contare solo su un reddito rigido (ad esempio, i pensionati) verso chi può invece, grazie a un maggiore potere contrattuale o la possibilità di adeguare velocemente il prezzo dei propri servizi al tasso inflattivo (esempio: liberi professionisti), adeguare il proprio reddito dinamicamente all'andamento dei prezzi.
Inoltre, dal punto di vista delle imprese, l'inflazione determina incertezza, e quindi una maggiore focalizzazione sulla necessità di evitare il verificarsi di perdite, e una minore propensione a compiere scelte di investimento rischiose.
Una riduzione dei prezzi è spesso associata ad una riduzione dell'attività economica, in quanto può derivare da una riduzione della domanda di beni e servizi, ad esempio a causa di una contrazione dei redditi reali. Può derivare però anche da un aumento dell'offerta. In questo caso non sempre si associa ad una riduzione dell'attività economica o ad una bassa crescita. Laddove il tasso di inflazione scende sotto lo 0%, allora si parla di deflazione. Inoltre, la deflazione comporta un problema per i debitori. Infatti, il valore dei debiti di valuta (quelli, cioè, non derivanti da fatti illeciti, come ad esempio può essere un incidente automobilistico) è quello nominale. Il debitore è avvantaggiato nei periodi di forte inflazione, perché il debito resta nominalmente lo stesso. Ad esempio, devo 100 nel 2021, devo ancora 100+interessi nel 2023, ma ovviamente il valore reale della moneta cala. All'inverso, quando c'è una forte deflazione il creditore è ovviamente avvantaggiato, a scapito però del debitore, che vede il suo debito salire. E quindi la sua situazione economica peggiorare.
Combattere l'inflazione, a livello macroeconomico, non è semplice. Uno dei pochi strumenti di politica monetaria di cui le banche centrali dispongono per controllare le dinamiche dei prezzi, sono i tassi di interesse centrali. Questi influenzano il costo del denaro e quindi di conseguenza il tasso di interesse applicato dalle banche nei confronti del consumatore. Tuttavia tali interventi possono anche comportare una riduzione del livello di attività economica e un innalzamento della disoccupazione. Individuare un punto di equilibrio fra queste due esigenze non è perciò semplice.
Per proteggersi dall'inflazione, conviene rivedere le proprie scelte di investimento. Innanzitutto, nei periodi di forte inflazione è ovviamente sconsigliato lasciare il proprio capitale in banca o in strumenti scarsamente remunerativi, in quanto ciò comporta una sicura erosione del capitale. Quindi, mercati come il petrolio, l'oro e il settore bancario possono registrare buone performance in tempi di aumento dell'inflazione, ed è conveniente investirvi. Inoltre, diversi esperti consigliano di investire in azioni, poiché le aziende che producono beni o forniscono servizi guadagnano di più in tempi di inflazione. Quando i prezzi aumentano, ma i salari crescono lentamente, questo divario genera profitti più elevati che remunerano gli azionisti. Inoltre, anche al di fuori dei periodi di inflazione, storicamente è sempre stato redditizio investire in azioni nel lungo periodo.
In un contesto economico caratterizzato da un aumento sostenuto dell'inflazione, gli investitori si trovano spesso a riconsiderare la composizione dei propri portafogli. Le azioni difensive, spesso legate a settori meno sensibili alle fluttuazioni economiche come l'assistenza sanitaria o i beni di prima necessità, guadagnano appeal in questi periodi incerti. Parallelamente, gli ETF difensivi, che replicano indici composti da una varietà di azioni a bassa volatilità o legate a settori "a prova di recessione", diventano strumenti sempre più popolari per mitigare i rischi. Ma non solo: in scenari di inflazione crescente, i beni rifugio come l'oro o i titoli di Stato di paesi economicamente solidi diventano particolarmente attraenti, in quanto tendono a mantenere o addirittura incrementare il loro valore reale. Optare per una combinazione di queste diverse asset class può offrire una protezione più completa contro le erosioni inflazionistiche.
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