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Vuoi costruire un portafoglio che non richieda di indovinare il futuro? Da oltre vent’anni gli investitori discutono se sia meglio seguire l’approccio ingegnerizzato del All Weather di Ray Dalio o la semplicità resiliente del Portafoglio Permanente di Harry Browne. Entrambi puntano a resistere ai cicli economici, ma con filosofie diverse: risk parity nel primo, semplicità 25/25/25/25 nel secondo.
In questo articolo troverai un confronto pratico tra i due modelli, i dati di performance storiche, i pro e contro, e soprattutto come replicarli in Italia con ETF UCITS disponibili su Borsa Italiana o Xetra. Ti guiderò attraverso le allocazioni, i regimi macro, le metriche di rischio e una matrice decisionale finale che ti aiuterà a scegliere.
Sintesi in 30 secondi: quale fa per te?
Se hai poco tempo, ecco le differenze chiave:
Nota: entrambi hanno storicamente retto meglio di un classico 60/40 azioni-obbligazioni, specie nei drawdown.
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Il portafoglio All Weather nasce nei primi anni 2000 per iniziativa di Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, uno dei più grandi hedge fund al mondo. L’idea alla base era semplice ma ambiziosa: costruire un portafoglio capace di affrontare qualsiasi scenario economico, proprio come un equipaggiamento adatto a tutte le stagioni.
La sua architettura si fonda sull’analisi dei cicli economici e delle variabili chiave: crescita, inflazione, deflazione e recessione. Ogni asset viene selezionato in modo da reagire positivamente in uno di questi contesti. Per esempio:
Il risultato è una struttura complessa ma solida, che punta alla massima resilienza senza dipendere da previsioni economiche.
Il Permanent Portfolio fu ideato negli anni ’70 da Harry Browne, scrittore ed economista americano. Il contesto era quello della forte inflazione post-crisi petrolifera e delle turbolenze valutarie dopo la fine del Gold Standard. Browne cercava una formula semplice e alla portata di tutti gli investitori retail, capace di proteggere il capitale indipendentemente dalla situazione economica.
Il portafoglio si basa su una ripartizione uguale al 25% tra:
Questa suddivisione rigida si ispira alla logica che, in qualunque momento, uno di questi asset sarà in grado di compensare le perdite degli altri. Il suo punto di forza è la semplicità estrema: bastano quattro strumenti e un ribilanciamento periodico per mantenerlo efficiente.
Il Portafoglio All Weather nasce nei primi anni 2000 all’interno di Bridgewater Associates, il più grande hedge fund al mondo fondato da Ray Dalio. L’idea alla base era rivoluzionaria: costruire un portafoglio che potesse resistere a “qualsiasi condizione climatica” dei mercati, proprio come un abbigliamento adatto a tutte le stagioni. Da qui il nome All Weather.
Il principio guida è la risk parity: invece di suddividere il capitale in percentuali arbitrarie (come il classico 60/40 azioni e obbligazioni), Dalio propose di bilanciare il rischio di ciascun asset. Questo porta a dare più spazio a obbligazioni a lungo termine e materie prime, riducendo la dipendenza dalle azioni. Nella versione istituzionale si utilizza anche la leva finanziaria, ma quella “retail” è più semplice e adatta agli investitori comuni.
Il Portafoglio Permanente ha invece radici ancora più lontane. Browne non voleva un portafoglio sofisticato da trader professionisti, ma un sistema “a prova di fallimento” per l’investitore medio. Il suo messaggio era chiaro: nessuno può prevedere il futuro, quindi conviene dividere il capitale in quattro parti uguali tra azioni, obbligazioni a lungo termine, oro e liquidità. In questo modo, qualunque scenario economico si presenti (espansione, recessione, inflazione o deflazione), almeno un pilastro del portafoglio terrà in piedi la struttura.
In sintesi, Dalio ha creato un portafoglio “ingegnerizzato” per istituzionali poi adattato ai privati, mentre Browne ha proposto un approccio minimalista e disciplinato, pensato per resistere ai colpi della storia senza complicazioni.
All Weather: ispirato alla risk parity, distribuisce il rischio tra le asset class (non solo il capitale), riducendo la dipendenza da un singolo scenario economico. Nella versione retail “All Seasons” non usa leva e impiega 5-6 ingredienti: azionario globale, bond lunghi e intermedi, oro e una componente reale (commodities o inflation-linked).
Portafoglio Permanente: filosofia “fail-safe” di Harry Browne. Quattro pilastri uguali (azioni, bond governativi lunghi, oro e liquidità) per coprire crescita, deflazione, inflazione e recessione. È minimalista, disciplinato, facile da ribilanciare.
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All Weather | Permanent Portfolio | ||||
Diversificazione e struttura degli asset | L’All Weather è più sofisticato e flessibile: non prevede una divisione rigida, ma un mix calibrato in base alla sensibilità dei diversi asset alle condizioni macro. | Il Permanent Portfolio è statico e più facile da replicare: chiunque può implementarlo con pochi ETF. | |||
Performance storiche e contesto macroeconomico | Negli ultimi vent’anni, l’All Weather ha mostrato rendimenti medi reali (al netto dell’inflazione) tra il 5% e il 6%, con drawdown più contenuti rispetto a un portafoglio azionario puro. | Il Permanent Portfolio, invece, tende a performare meglio in periodi di crisi e alta inflazione, ma può rimanere indietro rispetto ai mercati azionari nelle fasi di forte espansione economica. | |||
Resilienza in tempi di crisi | Entrambi hanno dimostrato robustezza: durante la crisi del 2008 e quella del 2020, hanno registrato perdite molto più contenute rispetto a un portafoglio 100% azionario. | L’oro e le obbligazioni giocano un ruolo chiave, agendo da cuscinetto difensivo. | |||
Requisiti di ribilanciamento e semplicità gestionale | L’All Weather richiede una maggiore attenzione nella selezione degli strumenti e nel monitoraggio, risultando più adatto a investitori esperti o consulenti. | Il Permanent Portfolio, invece, è pensato per chi desidera “impostare e dimenticare”: un ribilanciamento annuale è sufficiente per mantenerlo in equilibrio. |
All Weather | Permanent Portfolio | |
Diversificazione e struttura degli asset | L’All Weather è più sofisticato e flessibile: non prevede una divisione rigida, ma un mix calibrato in base alla sensibilità dei diversi asset alle condizioni macro. | Il Permanent Portfolio è statico e più facile da replicare: chiunque può implementarlo con pochi ETF. |
Performance storiche e contesto macroeconomico | Negli ultimi vent’anni, l’All Weather ha mostrato rendimenti medi reali (al netto dell’inflazione) tra il 5% e il 6%, con drawdown più contenuti rispetto a un portafoglio azionario puro. | Il Permanent Portfolio, invece, tende a performare meglio in periodi di crisi e alta inflazione, ma può rimanere indietro rispetto ai mercati azionari nelle fasi di forte espansione economica. |
Resilienza in tempi di crisi | Entrambi hanno dimostrato robustezza: durante la crisi del 2008 e quella del 2020, hanno registrato perdite molto più contenute rispetto a un portafoglio 100% azionario. | L’oro e le obbligazioni giocano un ruolo chiave, agendo da cuscinetto difensivo. |
Requisiti di ribilanciamento e semplicità gestionale | L’All Weather richiede una maggiore attenzione nella selezione degli strumenti e nel monitoraggio, risultando più adatto a investitori esperti o consulenti. | Il Permanent Portfolio, invece, è pensato per chi desidera “impostare e dimenticare”: un ribilanciamento annuale è sufficiente per mantenerlo in equilibrio. |
Il All Weather Portfolio nasce all’inizio degli anni 2000 da Ray Dalio e Bridgewater, con l’idea di bilanciare il rischio e non il capitale. In pratica, invece di allocare il 60% in azioni e 40% in bond, AW distribuisce la volatilità: azioni rischiose ma con peso ridotto, obbligazioni lunghe più stabili ma con peso maggiore. La versione retail è una semplificazione senza leva, che punta a resistere in diversi regimi macro senza dover prevedere i mercati.
La versione retail più diffusa prevede:
La variante “All Seasons” (più accessibile in Europa) riduce i bond lunghi e aumenta un po’ le azioni.
Negli anni ’80 Harry Browne propose il Permanent Portfolio come “strategia fail-safe”: 25% azioni, 25% bond governativi a lungo termine, 25% oro, 25% liquidità. L’idea è che in qualunque scenario (crescita, recessione, inflazione, deflazione) almeno un asset performi bene, compensando gli altri. La semplicità è la sua forza: regole fisse e disciplina ferrea.
Il PP rimane fedele alla regola aurea:
CAGR | Volatilità | Max Drawdown | |||||
All Weather | ~7,5% | ~7–8% | -16% | ||||
Permanent Portfolio | ~5,5–6% | ~6–7% | -12% | ||||
60/40 Hedged | ~7% | ~10–11% | -30% |
CAGR | Volatilità | Max Drawdown | |
All Weather | ~7,5% | ~7–8% | -16% |
Permanent Portfolio | ~5,5–6% | ~6–7% | -12% |
60/40 Hedged | ~7% | ~10–11% | -30% |
(Backtest US 1973–2022; dati PortfolioCharts e AQR; caveat: risultati diversi in EUR e UCITS).
Esempi storici:
Esempi per replicare i due portafogli con ETF UCITS. Ricorda: non sono consigli finanziari, solo informativi:
Con questi broker puoi operare su moltissimi assets e ETF.
Profilo prudente, orizzonte lungo → Portafoglio Permanente: meno sorprese, più stabilità.
Profilo bilanciato, tolleranza maggiore al rischio → All Weather: diversificazione più ampia e potenziale rendimento superiore.
Checklist rapida:
All Weather e Portafoglio Permanente sono due strategie robuste che permettono di investire senza dover “indovinare il futuro”. Il primo punta a un equilibrio scientifico, il secondo alla semplicità estrema.
Portafoglio Permanente: pro
Portafoglio Permanente: contro
All Weather: pro
All Weather: contro
Di seguito, invece, alcuni errori comuni da evitare nella costruzione e gestione di entrambi i portafogli:
Investire comporta un rischio di perdita.
Gli investimenti comportano rischi e il valore può variare, con possibili perdite.
Il valore degli investimenti può variare e si può ricevere meno dell'importo iniziale.
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