Fondi
In un sistema previdenziale a ripartizione caratterizzato da forti squilibri demografici come quello italiano sono sempre di più le persone che si orientano verso forme di previdenza complementare. Fra questi ci sono i fondi pensione. In questo articolo andiamo a vedere cosa sono, come funzionano, i tipi di fondo pensione, rendimenti, come vengono investiti i contributi dei fondi pensione, i costi, la tassazione ed altri profili rilevanti.
I fondi pensione sono bacini di risparmio accumulati durante la vita dell'individuo. Si tratta di strumenti che garantiscono, in base alle contribuzioni effettuate dal lavoratore, una certa rendita al termine della vita lavorativa dell'individuo. Fanno parte della previdenza complementare, vale a dire quella forma di previdenza che si prefigge lo scopo di integrare la propria pensione primaria. Ecco alcuni punti chiave che svilupperemo nel corso dell'articolo:
I fondi pensione rappresentano una soluzione strategica per chi desidera integrare la propria pensione, offrendo una gestione diversificata e professionale del risparmio. Essi operano in maniera simile ai fondi comuni di investimento, aggregando i capitali di più sottoscrittori per investirli in un'ampia varietà di asset, come azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari. Se sei interessato ad investire in fondi, ti lasciamo la classifica dei migliori fondi di investimento e, un aspetto fondamentale da considerare, che è la tassazione dei fondi di investimento.
Esistono vari tipi di fondi pensione e vari criteri di classificazione.
Innanzitutto, possiamo distinguere fra fondi pensione aperti e fondi pensione chiusi. Questa distinzione riguarda due aspetti in particolare: i soggetti che li costituiscono e le possibilità di accesso.
Nel caso dei fondi pensione aperti a costituire il fondo sono di solito organismi privati come banche, imprese assicurative, SIM o SGR. Ai fondi pensione aperti possono partecipare tutti i lavoratori, a prescindere dal fatto che siano dipendenti, autonomi, che lavorano nel settore metalmeccanico o nel commercio. Questi fondi sono generalmente costituiti presso banche e assicurazioni (ad es. Credem, Generali).
Ai fondi pensione chiusi possono invece accedere solo particolari categorie di lavoratori. L'adesione ai fondi pensione chiusi è possibile solo in forma collettiva e derivano dalle stipulazioni delle associazioni rappresentative dei datori di lavoro e quelle rappresentative dei lavoratori e non, invece, in forma individuale. Al mutare dello status lavorativo (ad. es, un lavoratore dipendente diventa autonomo), è poi possibile in genere sia il trasferimento della posizione accumulata all'interno di un altro fondo pensione, sia la restituzione di quanto versato, pagando la ritenuta fiscale che è pari al 23%.
Si parla, anche, poi, di PIP, cioè piani individuali pensionistici di tipo assicurativo. Questi operano in regime di separazione patrimoniale: in pratica, se fallisce l'agenzia di assicurazione, i creditori non possono aggredire il patrimonio del PIP. Possono essere inoltre costituiti sia per sé stessi, sia per i propri cari, ad esempio per integrare un'eventuale pensione di reversibilità di un famigliare disabile. Ai piani individuali pensionistici, come del resto suggerisce il nome, non si può accedere collettivamente ma solo individualmente.
Un'ulteriore categoria è poi quella dei fondi pensioni preesistenti. Vale a dire quelli che esistevano prima del 15 novembre 1992, anno di riforma della disciplina. Questi presentano caratteristiche particolari e non riconducibili agli schemi attuali. Presentano una caratteristica che li avvicinano ai fondi pensione chiusi: il fatto di rivolgersi ad una platea limitata di destinatari, come ad esempio dirigenti d'azienda, lavoratori in determinati gruppi societari e via dicendo.
Il meccanismo di funzionamento dei fondi pensione si basa sull'accumulazione da parte dei contributi versati dal datore di lavoro, dal dipendente o entrambi.
Quindi:
Per quanto riguarda l'importo che viene versato al lavoratore, questo dipende ovviamente dai termini del piano. Si distinguono, a proposito, due tipologie diverse di piani, che si distinguono in base ad accessibilità, metodologie di calcolo degli importi e distribuzione degli oneri per i rischi degli investimenti.
La prima è rappresentata dai piani a prestazione definita, disciplinati dal d.lgs. 124/1993, oggetto poi di successivi interventi di riforma nel 1197 e nel 1999. Ad oggi accessibili solo ai lavoratori autonomi.
Fondamentalmente questi piani garantiscono una pensione mensile specifica in base ad una formula che prende in considerazione alcuni fattori predeterminati (es. stipendio medio del soggetto, anni di contribuzione). Questa tipologia presenta come vantaggio la prevedibilità: il soggetto può stimare con precisione l'ammontare della pensione che poi andrà effettivamente a percepire. Il rischio ricade sulla compagnia assicuratrice.
Diversi sono invece i piani a contribuzione definita. Qui ogni contribuente ha un conto di investimento separato, con imposte differite. Il fondo è solitamente finanziato ad un tasso predeterminato, definito nel contratto. Nei piani a contribuzione definita il rischio sui rendimenti ricade sui lavoratori: se gli investimenti sono stati positivi, il lavoratore ne beneficerà. Se sono stati negativi, l'importo finale ne risente.
Piani a prestazione definita | Piani a contribuzione definita | ||
Sono accessibili solo ai lavoratori autonomi. | Sono accessibili sia ai lavoratori autonomi che ai dipendenti. | ||
Il rischio ricade sulla compagnia. | Il rischio ricade sul lavoratore. |
Facciamo adesso un esempio con il tipo di pensione integrativa più diffuso: il piano a benefici definiti. Quando i dipendenti vanno in pensione, ricevono un importo mensile dal piano, basato su una percentuale del loro stipendio in base agli ultimi anni di lavoro. Talvolta il piano viene finanziato sia dal datore di lavoro che dal lavoratore.
Ad esempio, un piano pensionistico potrebbe pagare l'1% per ogni anno di servizio della persona moltiplicato per i suoi ultimi 5 anni di lavoro.
Quindi, se sei un dipendente che ha 35 anni di contribuzione alle spalle, e uno stipendio medio di 50.000 all'ultimo anno, riceveresti 17.500 euro all'anno di pensione integrativa.
Per calcolare il valore futuro di una pensione integrativa, possiamo utilizzare la formula del valore futuro di una serie di pagamenti (annuità). Tuttavia, tieni presente che questo calcolo è una stima e non tiene conto di variabili come cambiamenti nei rendimenti degli investimenti, inflazione, commissioni del fondo, o cambiamenti nelle leggi fiscali e previdenziali.
Ecco la formula per il calcolo:
Quindi, dopo 27 anni di contribuzione con un tasso di rendimento annuo del 3%, Mario avrebbe circa 58.550 euro nel suo fondo pensione integrativo. Ad ogni modo, questo è un calcolo approssimativo e non tiene conto di molte variabili reali.
Ti stai chiedendo "quanti soldi devo avere per andare in pensione?", leggi qui.
Abbiamo visto che, dopo la contribuzione, i fondi vengono investiti. Ma non abbiamo ancora parlato nel dettaglio di di come e da chi vengono investiti i fondi.
Innanzitutto, nei fondi pensioni negoziali il patrimonio è affidato a soggetti/organismi autorizzati a svolgere tale attività di investimento: banche, assicurazioni, SRG, imprese di investimento e di assicurazione.
Nei fondi pensioni aperti e nei PIP gli investimenti vengono gestiti direttamente dalla società istitutrice del fondo.
Per quanto riguarda, invece, dove vengono investiti, la risposta è: in strumenti finanziari in grado di generare rendimenti. Fra questi le azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni.
Secondo COVIP (autorità indipendente che vigila sui fondi pensione) i fondi pensione investono in prevalenza in titoli di debito, quindi in obbligazioni, in misura minore in azioni e per poco più di 1/3 in altri strumenti come OICR e depositi.
Vediamo, adesso, come scegliere la propria linea di investimento.
Quando si sceglie il piano integrativo che più fa al caso nostro bisogna tenere in considerazione molteplici fattori. Non c'è, in effetti, come per tutti gli investimenti, una formula universale adatta a tutti, ma c'è quella che si adatta meglio al tuo caso specifico.
Alcuni fattori da tenere in considerazione sono:
Per quanto riguarda il primo di questi fattori, vale a dire l'orizzonte temporale, bisogna tenere in considerazione il fatto che, sul lungo termine, i mercati tendono a crescere. Quindi, se si è giovani, tendenzialmente ci si può permettere di investire in fondi che investono in comparti con livelli di rischio leggermente più alti e volatilità più alta, come ad esempio i fondi azionari o quelli bilanciati.
Se, invece, mancano pochi anni alla pensione, allora sarà preferibile orientarsi su tipologie di pensione integrative che presentano livelli di rischio ridotti, come ad esempio i fondi pensione obbligazionari.
Ovviamente, a prescindere dall'età, anche la propensione al rischio gioca un ruolo rilevante, nella scelta dell'uno o dell'altro fondo. Ovviamente fondi pensione obbligazionari presentano rendimenti attesi minori ma volatilità e sicurezza maggiore, i fondi azionari e bilanciati rendimenti attesi maggiori ma rischi e volatilità maggiore.
Ai fondi pensione sono associati una serie di costi, che sono espressi solitamente come una percentuale del patrimonio versato. Tali costi costituiscono una sorta di corrispettivo per l'amministrazione del denaro. I costi variano in base a vari fattori, come tipologia di fondo, e inlinea di massima, si va dallo 0,38% al 3,4%.
Per il calcolo dei costi risulta molto utile fare riferimento al ISC, vale a dire all'indicatore sintetico di spesa. Questo fornisce una rappresentazione immediata dei costi durante la fase di accumulo, usando come termini di analisi comparativa un fondo che comprende dei costi di gestione e un fondo che invece non li comprende. Tale indicatori ricomprende tre fattori: costo di iscrizione, spesa annuale, commissioni percentuali sul patrimonio.
I fondi pensione più economici sono generalmente quelli chiusi, mentre i fondi pensione PIP presentano i costi medi più elevati.
Per quanto riguarda i vantaggi fiscali dei fondi pensione, bisogna distinguere tre profili.
Il miglior fondo pensione dipende dalle tue esigenze, come abbiamo visto. Vediamo però alcuni suggerimenti. Il migliore fondo pensione azionario è Sara Vita Spa, fra gli obbligazionari puri quelli di Società Reale Mutua, obbligazionari misti Unipol Sai assicurazione Spa e Arca Fondi pensione e fra i bilanciati Credit Agricole Vita Spa. Da segnalare è anche il fondo Poste Vita.
La scelta tra un Fondo Pensione e un Piano di Accumulo del Capitale (PAC) dipende da vari fattori, tra cui i tuoi obiettivi finanziari, la tua età, la tolleranza al rischio e la tua situazione fiscale. Ecco alcuni aspetti chiave da considerare:
Fondo Pensione
Piano di Accumulo del Capitale (PAC)
Considerazioni personali
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I fondi pensione funzionano attraverso 3 fasi. La prima è quella del versamento o contribuzione, la seconda è quella dell'investimento e la terza quella della distribuzione.
I fondi pensione consentono di ottenere una rendita integrativa della pensione primaria. Costituiscono dunque una forma di investimento particolarmente consigliata in un paese come l'Italia in forte crisi demografica. Inoltre, sono previsti vari benefici fiscali, come quelli relativi all'imposta sui rendimenti più bassi rispetto alle altre forme di investimento, pari al 20% invece che al 26%.
Ci sono dei costi associati all'amministrazione che variano in base a vari fattori, come tipologia di fondo, e linea di investimento. Generalmente ci si muove in una forbice che va dallo 0,38% al 3,4%.
Gli investimenti comportano sempre il rischio di perdita del capitale.
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