Inflazione: cause, effetti e come fronteggiarla

Se segui i notiziari avrai sicuramente sentito discutere di inflazione. Si tratta, in effetti, di un concetto in cui quasi tutti si sono imbattuti almeno una volta della vita. Ma non tutti conoscono davvero il significato di questo termine e quali conseguenze economiche una forte inflazione, come quella che caratterizza questo periodo storico, può comportare. In questa guida andremo perciò a vedere cos'è l'inflazione, come si misura, le cause dell'inflazione, perché un'inflazione troppo elevata è un problema, come comportarsi, finanziariamente parlando, in periodi di forte inflazione.

Cos'è l'inflazione?

L'inflazione può essere definita come un aumento generalizzato dei prezzi nell'economia di un determinato paese. Se i prezzi aumentano, ogni singola unità di moneta è in grado di comprare meno beni, quindi si riduce il potere di acquisto.

Questo accade perché l'inflazione è strettamente legata alla domanda e all'offerta di beni e servizi. In altre parole: Quando la domanda è superiore all'offerta, i prezzi sono destinati ad aumentare perché c'è più denaro che servizi o prodotti. Ed è questo movimento che si chiama inflazione.

Un'alta inflazione è sempre negativa per l'economia di un paese, perché significa che il potere d'acquisto dei consumatori diminuisce, e con esso la qualità della vita. Più alta è l'inflazione, più alti sono i prezzi e, naturalmente, la vostra capacità di comprare prodotti o servizi diminuisce perché il valore dei salari non tiene il passo con l'inflazione. In altre parole, con lo stesso denaro si comprano meno cose nella stessa quantità di tempo.

Ma è importante rendersi conto che l'inflazione non è il tipico cattivo dei film d'azione, come a volte vorrebbero farci credere. Ecco perché l'obiettivo di inflazione per l'economia di qualsiasi paese non è mai zero. Questo perché è un indice che, se controllato, mantiene l'economia in movimento e il denaro in circolazione. In altre parole: Se la gente consuma, è perché gli investitori prendono in prestito e l'economia funziona. Gli esperti dicono che un tasso d'inflazione del 2% è ideale e che al di là di questo comincia ad avere effetti negativi per i cittadini e le imprese.

Cause dell'inflazione

Non c'è di solito un solo fattore o elemento che causa l'inflazione. Questa può derivare da diversi fattori, che possono presentarsi anche contemporaneamente, contribuendo alla creazione di fenomeni inflattivi più o meno forti.

I fattori che più comunemente causano inflazione sono 5, e sono:

  • Aumento di domanda di beni e servizi: ad esempio, per effetto di una maggiore capacità di spesa. In questo caso, i fornitori di tali beni e servizi vanno ad aumentare il prezzo sfruttando la possibilità di potere contare su un numero più elevato di acquirenti, con un effetto a catena che può causare un innalzamento dei prezzi generalizzato;
  • Aumento dei costi delle materie prime e dei materiali: fattori geopolitici o naturali possono determinare una riduzione della disponibilità di quelle risorse che sono alla base della catena produttiva, come energia e materie prime, determinando quindi un aumento dei prezzi;
  • Aumento della massa monetaria: che dipende molto spesso da interventi di politica economica espansivi, come quelli che hanno caratterizzato il Covid-19, quando per rispondere all'emergenza, in Europa e negli Stati Uniti, si sono elargiti grossi quantitativi di denaro alla popolazione sotto forma di sussidi, bonus, sgravi fiscali;
  • Svalutazione della moneta: riduzione del valore della moneta come effetto di variazioni del tasso di cambio. L'import diventa più costoso, quindi come conseguenza i prezzi si alzano;
  • Aumento dei salari: un innalzamento del livello dei salari, ad esempio a causa di un periodo di forte crescita economica, mette più soldi nelle mani dei consumatori i quali quindi avranno più capacità di spesa, contribuendo alla crescita dei prezzi e dei salari.

Come si calcola l'inflazione 

Per calcolare l'inflazione è necessario conoscere il paniere di riferimento, ovvero i beni e i servizi consumati durante l'anno. Il peso attribuito a ciascun bene/servizio non è lo stesso e cambia a seconda dell'indice utilizzato per il calcolo, ad esempio.

In questo caso, ai fini del calcolo dell'inflazione, viene monitorata la variazione dei prezzi dei singoli beni/servizi del paniere, ponderata secondo un peso proporzionale al grado di importanza che il prodotto rappresenta rispetto al consumo medio della popolazione di riferimento.

Ricapitolando:

  1. È necessario stilare un elenco di tutti i beni e servizi che compongono il paniere e delle quantità consumate nel corso dell'anno (anno di riferimento) e poi calcolare:
  • La spesa totale per ciascuno dei beni e servizi, moltiplicando le quantità acquistate per il prezzo pagato;
  • Il costo totale dei beni e servizi, o del consumo nell'anno base, sommando i risultati dei singoli beni e servizi;
  • L'aumento dopo un anno, due anni e così via.
  1. Quindi, dividere il costo totale del paniere nell'anno in esame per il costo del paniere nell'anno base e moltiplicare il risultato per 100. Si ottiene così l'indice dei prezzi per l'anno in esame.

In alternativa, è possibile effettuare il calcolo utilizzando alcune formule come:

Indice dei prezzi per l'anno = (Costo totale per l'anno / Costo totale per l'anno base) ∗ 100;

Tasso di inflazione a 12 mesi = [(indice dell'anno – indice dell'anno base) / indice dell'anno base] ∗ 100

Inflazione = [(IPC corrente – IPC storico) / IPC corrente] ∗ 100

Dove CPI sta per Consumer Price Index, ovvero indice dei prezzi al consumo.

Perché dobbiamo preoccuparci se i prezzi crescono troppo?

L'inflazione elevata da un lato costituisce una fonte di riduzione del potere di acquisto dei consumatori e dall'altro determina una forte incertezza nel mercato e fra le imprese. L'aumento dei prezzi, infatti, soprattutto in sistemi dove il mercato del lavoro è particolarmente rigido e caratterizzato prevalentemente dalla presenza di meccanismi di contrattazione collettiva, non sempre è bilanciato da un corrispettivo aumento dei salari. Il che comporta sostanzialmente un impoverimento per quei lavoratori che non riescono a contrattare, individualmente o collettivamente, condizioni salariali migliori.

Quello che si verifica è, in buona sostanza, un fenomeno di redistribuzione delle risorse da chi può contare solo su un reddito rigido (ad esempio, i pensionati) verso chi può invece, grazie a un maggiore potere contrattuale o la possibilità di adeguare velocemente il prezzo dei propri servizi al tasso inflattivo (esempio: liberi professionisti), adeguare il proprio reddito dinamicamente all'andamento dei prezzi.

Inoltre, dal punto di vista delle imprese, l'inflazione determina incertezza, e quindi una maggiore focalizzazione sulla necessità di evitare il verificarsi di perdite, e una minore propensione a compiere scelte di investimento rischiose.

Perché preoccuparsi anche se i prezzi diminuiscono?

Una riduzione dei prezzi è spesso associata ad una riduzione dell'attività economica, in quanto può derivare da una riduzione della domanda di beni e servizi, ad esempio a causa di una contrazione dei redditi reali. Può derivare però anche da un aumento dell'offerta. In questo caso non sempre si associa ad una riduzione dell'attività economica o ad una bassa crescita. Laddove il tasso di inflazione scende sotto lo 0%, allora si parla di deflazione. Inoltre, la deflazione comporta un problema per i debitori. Infatti, il valore dei debiti di valuta (quelli, cioè, non derivanti da fatti illeciti, come ad esempio può essere un incidente automobilistico) è quello nominale. Il debitore è avvantaggiato nei periodi di forte inflazione, perché il debito resta nominalmente lo stesso. Ad esempio, devo 100 nel 2021, devo ancora 100+interessi nel 2023, ma ovviamente il valore reale della moneta cala. All'inverso, quando c'è una forte deflazione il creditore è ovviamente avvantaggiato, a scapito però del debitore, che vede il suo debito salire. E quindi la sua situazione economica peggiorare.

Chi ci difende da una forte inflazione?

Combattere l'inflazione, a livello macroeconomico, non è semplice. Uno dei pochi strumenti di politica monetaria di cui le banche centrali dispongono per controllare le dinamiche dei prezzi, sono i tassi di interesse centrali. Questi influenzano il costo del denaro e quindi di conseguenza il tasso di interesse applicato dalle banche nei confronti del consumatore. Tuttavia tali interventi possono anche comportare una riduzione del livello di attività economica e un innalzamento della disoccupazione. Individuare un punto di equilibrio fra queste due esigenze non è perciò semplice.

Come comportarsi quando l'inflazione è elevata

Per proteggersi dall'inflazione, conviene rivedere le proprie scelte di investimento. Innanzitutto, nei periodi di forte inflazione è ovviamente sconsigliato lasciare il proprio capitale in banca o in strumenti scarsamente remunerativi, in quanto ciò comporta una sicura erosione del capitale. Quindi, mercati come il petrolio, l'oro e il settore bancario possono registrare buone performance in tempi di aumento dell'inflazione, ed è conveniente investirvi. Inoltre, diversi esperti consigliano di investire in azioni, poiché le aziende che producono beni o forniscono servizi guadagnano di più in tempi di inflazione. Quando i prezzi aumentano, ma i salari crescono lentamente, questo divario genera profitti più elevati che remunerano gli azionisti. Inoltre, anche al di fuori dei periodi di inflazione, storicamente è sempre stato redditizio investire in azioni nel lungo periodo.

In un contesto economico caratterizzato da un aumento sostenuto dell'inflazione, gli investitori si trovano spesso a riconsiderare la composizione dei propri portafogli. Le azioni difensive, spesso legate a settori meno sensibili alle fluttuazioni economiche come l'assistenza sanitaria o i beni di prima necessità, guadagnano appeal in questi periodi incerti. Parallelamente, gli ETF difensivi, che replicano indici composti da una varietà di azioni a bassa volatilità o legate a settori “a prova di recessione”, diventano strumenti sempre più popolari per mitigare i rischi. Ma non solo: in scenari di inflazione crescente, i beni rifugio come l'oro o i titoli di Stato di paesi economicamente solidi diventano particolarmente attraenti, in quanto tendono a mantenere o addirittura incrementare il loro valore reale. Optare per una combinazione di queste diverse asset class può offrire una protezione più completa contro le erosioni inflazionistiche.

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