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Conviene investire in PIR? Vantaggi, rischi e rendimenti

Piani Individuali di Risparmio

Se conviene o no investire in PIR dipende da diversi fattori: orizzonte temporale, tolleranza al rischio, obiettivi personali e situazione fiscale.

Negli ultimi anni si è parlato molto dei PIR, ovvero dei Piani Individuali di Risparmio, come strumento per incentivare gli investimenti a lungo termine nell’economia reale italiana. Vediamo se realmente sono vantaggiosi per gli investitori, qual è il loro funzionamento e i rendimenti, oltre a come fare per investire in questo asset.

Conviene investire in PIR? 

La risposta è: dipende.

Per chi ha un orizzonte temporale di almeno 5 anni, vuole ottimizzare la fiscalità e contribuire alla crescita del tessuto imprenditoriale italiano, i PIR possono essere una buona soluzione.

Tuttavia, è importante considerare anche i rischi legati alla volatilità delle PMI italiane, i vincoli normativi e confrontare i rendimenti con altri strumenti più flessibili come gli ETF.

In ogni caso, come per ogni investimento, è fondamentale valutare i PIR all’interno di una strategia finanziaria complessiva, possibilmente con l’aiuto di un consulente finanziario indipendente.

Vantaggi dei PIR

  • Esenzione fiscale su capital gain e dividendi
  • Semplicità operativa tramite fondi PIR già strutturati
  • Favorisce la disciplina dell’investimento a lungo termine
  • Incentiva l’esposizione verso aziende italiane minori

Svantaggi dei PIR

  • Vincoli rigidi su composizione e durata
  • Maggiore volatilità dei titoli di PMI italiane
  • Rendimenti non garantiti
  • Rischio di liquidità e di mercato più elevato
  • Esiste un tetto massimo annuale e complessivo all’investimento

Cosa sono e come funzionano i PIR

I PIR (Piani Individuali di Risparmio) sono stati introdotti in Italia con la Legge di Bilancio del 2017, con l’obiettivo di convogliare il risparmio privato verso le piccole e medie imprese italiane, stimolando così la crescita economica.

Chi investe in un PIR può usufruire di agevolazioni fiscali, a patto di rispettare alcune condizioni, tra cui la durata minima di 5 anni e il rispetto di specifici vincoli di composizione del portafoglio (70% del portafoglio investito in azioni e obbligazioni emesse da società italiane).

In realtà esistono due categorie di PIR: 

  • PIR ordinari (o tradizionali), introdotti nel 2017
  • PIR alternativi, lanciati nel 2021. 

Qui ci concentreremo esclusivamente sui PIR ordinari, in quanto i PIR alternativi sono strumenti pensati per investitori esperti e con patrimoni elevati, meno adatti quindi al risparmiatore medio.

Caratteristiche del PIR

Di seguito ho riassunto le principali caratteristiche che contraddistinguono i PIR:

  • Strumento: fondo comune di investimento o gestione patrimoniale dedicata.
  • Intestazione: personale e nominativa (non cointestabile).
  • Durata minima: 5 anni per beneficiare dell’esenzione fiscale.
  • Importo massimo investibile: 40.000€ all’anno, fino a un massimo complessivo di 200.000€ (investimento minimo 500€).
  • Agevolazioni fiscali: esenzione da imposte su capital gain e dividendi (se rispettata la durata).
  • Vincoli di investimento: almeno il 70% in strumenti finanziari emessi da imprese italiane o UE con stabile organizzazione in Italia. Di questo 70% almeno il 30% deve essere investito in società non incluse nell'indice azionario FTSE MIB (o indici equivalenti) e il 5% in società non incluse nell'indice FTSE Mid Cap (o equivalente).
  • Limiti di concentrazione: non più del 10% del PIR in strumenti di un singolo emittente.
  • Non cumulabile: ogni persona può detenere un solo PIR “ordinario” alla volta.

Perché conviene investire in PIR?

I Piani Individuali di Risparmio possono rappresentare una soluzione interessante per chi ha un orizzonte temporale di lungo periodo e cerca una forma di investimento fiscalmente efficiente. 

Ecco nel dettaglio i motivi principali per cui conviene investire in PIR, almeno per alcuni profili di investitori:

  • Vantaggi fiscali rilevanti: se mantenuti per almeno 5 anni, i PIR consentono di azzerare l’imposizione fiscale su dividendi e plusvalenze, che normalmente sarebbero tassati al 26%. Questo beneficio può migliorare significativamente il rendimento netto, soprattutto in un’ottica di lungo termine.
  • Disciplina e orizzonte temporale corretto: il vincolo minimo di durata spinge l’investitore a evitare comportamenti impulsivi e ad adottare un approccio coerente con le logiche di accumulo e capitalizzazione nel tempo.
  • Accesso semplificato all’economia reale italiana: i fondi PIR investono in larga parte in PMI italiane, molte delle quali non vengono incluse nei portafogli tradizionali. Questo può offrire un’esposizione interessante a segmenti poco coperti del mercato, con potenziale di crescita superiore alla media.
  • Strumento adatto anche a investitori non esperti: grazie alla forma di fondi comuni o gestioni patrimoniali, chi sceglie i PIR non deve preoccuparsi di selezionare i singoli titoli. La gestione è affidata a professionisti, nel rispetto dei vincoli normativi previsti.
  • Nessuna imposta di successione: in base all’intermediario, alcuni PIR beneficiano anche dell’esenzione dall’imposta di successione, rendendoli utili in ottica di pianificazione patrimoniale.

Quali sono gli svantaggi dei PIR

Nonostante i vantaggi fiscali, ci sono diversi motivi per cui potrebbe non convenire investire in PIR, soprattutto per alcuni profili di investitori:

  • Scarsa diversificazione geografica: i PIR sono fortemente concentrati su imprese italiane, spesso di piccola e media dimensione. Questo espone il portafoglio a rischi sistemici legati all’economia nazionale e a una volatilità potenzialmente superiore rispetto a strumenti globali.
  • Rendimenti spesso inferiori rispetto ad altri strumenti: molti fondi PIR, hanno sottoperformato gli indici globali negli ultimi anni, anche tenendo conto del vantaggio fiscale.
  • Vincoli rigidi: per mantenere le agevolazioni è necessario rispettare una durata minima di 5 anni e specifici criteri di composizione. In caso di necessità di liquidità o disinvestimento anticipato, si perdono i benefici fiscali.
  • Costi elevati: alcuni PIR hanno commissioni di gestione relativamente alte, possono superare il 2% di costo di gestione annuo e prevedere costi di ingresso e di performance.
  • Limitata trasparenza e offerta poco competitiva: non tutti i fondi PIR comunicano in modo chiaro le performance nette, la composizione e i rischi effettivi, rendendo difficile valutare la reale convenienza dell’investimento.

Come fare per investire in PIR

Il modo più semplice per investire in un piano di risparmio individuale è sottoscrivere un fondo PIR presso:

  • Banche
  • SIM
  • SGR
  • Piattaforme di investimento online.
  • Piattaforma efficiente.
  • Puoi riunire servizi bancari e di trading in un solo conto.
  • Operatore solido e quotato in Borsa.
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Investire comporta rischi di perdite.

Questi fondi rispettano automaticamente i vincoli normativi previsti e offrono una gestione professionale del capitale. La procedura di sottoscrizione è molto simile a quella di un normale fondo comune. Bisogna però dichiarare esplicitamente che si intende utilizzare il fondo come PIR e non possedere altri PIR attivi.

Migliori fondi PIR

Questi sono alcuni dei migliori PIR degli ultimi anni per rendimento e gestione.

  • Arca Economia Reale Bilanciato Italia 30 PIR (IT0005241101): 20% di rendimento negli ultimi 5 anni
  • Eurizon Progetto Italia 70 (IT0005241697): 69% di rendimento negli ultimi 5 anni
  • Mediolanum Flessibile Futuro Italia (IT0001019329): 89% di rendimento negli ultimi 5 anni
  • Fideuram Piano Azioni Italia (IT0005245714): 100% di rendimento negli ultimi 5 anni
  • Anima Iniziativa Italia (IT0005186041): 146% di rendimento negli ultimi 5 anni

Per fare un confronto e rimanendo in Italia, il FTSE MIB ha reso negli ultimi 5 anni il 148%.

Andamento FTSE MIB ultimi 5 anni

Alternative ai PIR

Se non vuoi vincolarti alle regole di un PIR, esistono diverse alternative di investimento a lungo termine come ETF, fondi comuni di investimenti, fondi pensione,..

Senza alcun dubbio l’alternativa più valida è rappresentata dagli ETF (Exchange Traded Fund). Si tratta di fondi a gestione passiva che replicano un indice di mercato (come il MSCI World, lo S&P500 o l’Euro Stoxx 50) e sono negoziati in Borsa come le azioni. 

Ecco perché, in molti casi, possono risultare più convenienti dei PIR.

  • Costi molto più bassi: gli ETF hanno commissioni di gestione estremamente ridotte (in media 0,1%–0,3% annuo), contro l’1,5%–2% tipico di molti fondi PIR. A lungo termine, questo incide in modo significativo sui rendimenti netti.
  • Maggiore diversificazione geografica: a differenza dei PIR, fortemente concentrati su PMI italiane, gli ETF offrono esposizione a migliaia di aziende in tutto il mondo, riducendo il rischio specifico legato all’economia italiana.
  • Accesso a mercati più performanti: gli indici globali o americani hanno storicamente sovraperformato il mercato azionario italiano, sia in termini di crescita che di stabilità. Investire sui migliori broker di ETF ti permette di cogliere queste opportunità.
  • Flessibilità e liquidabilità: gli ETF possono essere acquistati e venduti in tempo reale durante l’orario di mercato, mentre i fondi PIR hanno tempi di sottoscrizione e rimborso più lenti e meno trasparenti.
  • Assenza di vincoli: con gli ETF non ci sono limiti temporali (come il vincolo dei 5 anni dei PIR), né restrizioni sulla composizione del portafoglio. Puoi disinvestire liberamente in qualsiasi momento.

Ecco alcuni broker per investire in ETF:

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