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Il premio per il rischio è uno dei concetti cardine della finanza moderna e viene utilizzato per spiegare la relazione fondamentale tra rischio e rendimento. In termini semplici, rappresenta il rendimento extra che un investitore richiede per spostare il proprio capitale da un investimento privo di rischio, come un titolo di Stato governativo di alta qualità, verso un’attività rischiosa come azioni, obbligazioni societarie o asset alternativi. Senza questa compensazione aggiuntiva, gli investitori non avrebbero alcun incentivo a sopportare l’incertezza e la volatilità che caratterizzano i mercati finanziari.
Questo concetto è centrale sia nella teoria del portafoglio di Markowitz, che nella finanza comportamentale e nei modelli di valutazione degli asset, perché quantifica in termini numerici il costo dell’avversione al rischio tipica degli investitori. Il premio per il rischio, quindi, non è solo un parametro di calcolo, ma anche un riflesso delle aspettative psicologiche e delle condizioni macroeconomiche del momento.
Il premio di rischio si può definire come la differenza tra il rendimento atteso di un’attività rischiosa e quello di un’attività definita “risk-free”, ovvero priva di rischio teorico. Ad esempio, se un titolo di Stato a 10 anni offre un rendimento del 3% e il mercato azionario è atteso fornire un rendimento medio annuo dell’8%, il premio per il rischio azionario sarà pari al 5%.
Occorre distinguere però tra due concetti:
Questa distinzione è fondamentale perché gli investitori prendono decisioni guardando al futuro, mentre gli analisti spesso si basano sul passato per stimare il premio. Entrambe le prospettive sono utili ma non perfettamente sovrapponibili.
Il funzionamento del premio di rischio è legato al concetto di compensazione. Poiché nessun investitore razionale sceglierebbe un’attività rischiosa se il rendimento atteso fosse uguale a quello di un’attività sicura, è necessario che il mercato offra un ritorno maggiore. Questo ritorno extra è appunto il premio per il rischio.
Il meccanismo si osserva chiaramente nelle varie asset class. Un’obbligazione corporate dovrà offrire un rendimento più alto rispetto a un titolo governativo dello stesso Paese, proprio per compensare il rischio di insolvenza. Allo stesso modo, un’azione di una piccola impresa non quotata dovrà offrire una prospettiva di guadagno maggiore rispetto a una blue chip consolidata.
Il concetto viene formalizzato nel Capital Asset Pricing Model (CAPM), che lega il rendimento atteso di un titolo al suo rischio sistematico (misurato dal coefficiente beta). Secondo il CAPM, più un titolo è correlato alle fluttuazioni generali del mercato, maggiore sarà il premio di rischio richiesto dagli investitori.
Per quanto riguarda il premio per il rischio di mercato, si tratta di una componente fondamentale di qualsiasi modello di rischio-rendimento e viene utilizzato un approccio standard per stimare i premi per il rischio utilizzando i rendimenti storici, con la differenza dei rendimenti annuali tra azioni e obbligazioni su un lungo periodo di tempo che comprende il premio per il rischio atteso, estendendolo al futuro.
In altre parole, il concetto di premio per il rischio di mercato si riferisce al rendimento in eccesso che gli investitori chiedono per investire in un'attività mediamente rischiosa rispetto al rendimento offerto dall'attività priva di rischio, approssimato dal rendimento dei titoli di Stato a lungo termine.
Le criptovalute rappresentano un caso unico e particolarmente estremo di premio per il rischio. A differenza dei mercati azionari tradizionali, il settore crypto è caratterizzato da un’altissima volatilità, un’incertezza normativa significativa e un rischio tecnologico legato alla sicurezza delle piattaforme. Tutti questi elementi contribuiscono a far sì che il premio richiesto dagli investitori sia molto più elevato.
Per esempio, Bitcoin ed Ethereum, pur essendo considerate le criptovalute più consolidate, presentano oscillazioni giornaliere che in alcuni casi superano quelle annuali di indici azionari globali. Questo implica che l’investitore medio, per allocare capitale in questi asset, si aspetti rendimenti potenzialmente superiori di molte volte rispetto a quelli tradizionali. Le altcoin, meno liquide e meno diffuse, richiedono un premio di rischio ancora maggiore, spesso di difficile quantificazione.
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Questo premio è definito come la differenza tra il rendimento di mercato e il tasso di interesse privo di rischio.
La formula sarebbe la seguente:
Premio=Rm-Rf
Viene utilizzato per il calcolo della linea del mercato azionario e di solito è dato per scontato; in realtà, è ottenuto da serie storiche e il suo valore varia tra il 6% -7%. Per i titoli italiani assume il valore di 5,6% -5,7%.
Il Capital Asset Pricing Model (CAPM) è una delle teorie più diffuse per calcolare il premio di rischio.
Ciò che fa il Capital Asset Pricing Model consiste nello stabilire una relazione tra il rendimento di un titolo e la rischiosità sistematica dello stesso. Ti ricordiamo che la rischiosità sistematica viene calcolata tramite il coefficiente Beta, ovvero il rapporto tra la covarianza del rendimento di un'attività i-esima riguardo il rendimento di mercato e la varianza del rendimento di mercato, e ciò la rende proporzionale alla covarianza tra rendimento del titolo e andamento del mercato.
Il premio di rischio si può pertanto calcolare tramite la formula del Capital Asset Pricing Model:
Detto “E(Ri)” il rendimento atteso dell’attività i-esima, detto “Rf” il rendimento di un’attività priva di rischio (Risk-free), detto “E(RM)” il rendimento atteso del mercato e detto “bi” il coefficiente Beta dell’attività i-esima, allora:
E(Ri) - Rf = bi * [E(RM) - Rf]
In altre parole, si può calcolare il premio di rischio come differenza tra il rendimento atteso dell’attività i-esima e un’attività priva di rischio.
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Il premio per il rischio non è una grandezza statica, ma dinamica, e varia nel tempo in base a molteplici fattori:
Comprendere questi fattori è essenziale per stimare correttamente il premio richiesto in ogni fase del ciclo economico.
Nel mercato azionario, il premio per il rischio viene spesso definito come equity risk premium. Esso misura la differenza tra il rendimento medio atteso dell’intero mercato azionario e quello di un titolo privo di rischio, come un Treasury Bond USA.
Storicamente, questo premio è stato positivo e ha rappresentato il principale motore della creazione di ricchezza attraverso gli investimenti azionari. Tuttavia, il livello del premio varia nel tempo e dipende dalle condizioni economiche. In periodi di espansione, quando le aziende generano utili consistenti, gli investitori possono accettare un premio inferiore. Al contrario, nelle fasi di recessione o di crisi geopolitica, il premio richiesto tende ad ampliarsi.
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Per comprendere e quantificare il premio per il rischio, la finanza utilizza diversi modelli teorici, che nel tempo si sono evoluti per fornire un quadro sempre più aderente alla realtà dei mercati.
Il più conosciuto è il CAPM (Capital Asset Pricing Model). Questo modello parte dall’idea che il rendimento atteso di un titolo sia proporzionale al suo beta, cioè alla misura del rischio sistematico rispetto al mercato. Secondo il CAPM, il premio per il rischio complessivo del mercato viene moltiplicato per il beta del titolo per ottenere il premio specifico. Ad esempio, un titolo con beta 1,5 avrà un premio superiore del 50% rispetto a quello del mercato.
Un’evoluzione del CAPM è rappresentata dai modelli multifattoriali, come quello di Fama e French, che oltre al rischio sistematico considerano anche altri fattori, come la dimensione dell’impresa (small vs big cap), il rapporto valore/prezzo e la redditività. Questi modelli hanno dimostrato che il premio per il rischio non è uniforme ma varia in base a caratteristiche intrinseche dei titoli.
Altri modelli, come quello di Arbitrage Pricing Theory (APT), includono variabili macroeconomiche (inflazione, tassi di interesse, crescita del PIL) per stimare premi di rischio specifici. Infine, anche i modelli di valutazione delle opzioni, come Black-Scholes, implicano una determinazione indiretta del premio, poiché il prezzo di un’opzione riflette le aspettative del mercato sul rischio futuro.
Misurare il premio per il rischio significa cercare di quantificare quanto rendimento extra un investitore richiede per sopportare l’incertezza. Questo calcolo non è puramente accademico: ha implicazioni concrete nella costruzione dei portafogli, nella valutazione aziendale e nelle scelte di investimento quotidiane.
In particolare, il premio per il rischio mira a distinguere tra due dimensioni fondamentali:
In sintesi, ciò che si misura non è solo il rendimento in eccesso, ma anche la percezione collettiva della paura o dell’incertezza che caratterizza gli investitori in un determinato momento storico.
L’analisi del premio per il rischio storico è uno strumento molto utilizzato dagli analisti per stimare il livello medio di rendimento extra che il mercato ha fornito agli investitori nel tempo. Si calcola confrontando i rendimenti passati di un indice azionario (ad esempio l’S&P 500) con quelli di un titolo governativo considerato risk-free.
I dati storici mostrano che, nella maggior parte dei casi, il premio per il rischio azionario è stato positivo, confermando la validità della regola secondo cui “a rischio maggiore corrisponde rendimento maggiore”. Tuttavia, il premio varia in maniera significativa: negli Stati Uniti, ad esempio, il premio medio annuo sull’azionario rispetto ai Treasury a lungo termine si aggira storicamente tra il 4% e il 6%, ma in periodi di crisi finanziarie è sceso anche sotto lo zero, mostrando che non è mai garantito.
Questo approccio ha il pregio di basarsi su dati reali, ma non tiene conto delle differenze strutturali che possono emergere tra passato e futuro.
L’uso del premio storico presenta limiti che è importante considerare:
Gli analisti quindi trattano il premio storico come un’indicazione utile, ma non come una previsione affidabile del futuro.
Per ovviare ai limiti dell’approccio tradizionale, alcuni studiosi propongono di calcolare un premio storico modificato. Questo può includere correzioni come:
Queste modifiche non eliminano del tutto i limiti, ma rendono la stima del premio più realistica e coerente con le condizioni attuali dei mercati.
Diversamente dal premio storico, il premio implicito viene calcolato osservando i prezzi attuali di mercato e le aspettative sui flussi di cassa futuri. In pratica, è il rendimento extra che si deduce dai prezzi correnti delle azioni o degli indici rispetto ai titoli risk-free.
Il vantaggio del premio implicito è che riflette le condizioni di mercato “in tempo reale” e tiene conto delle aspettative degli investitori per il futuro. Ad esempio, se il mercato azionario è sopravvalutato rispetto agli utili attesi, il premio implicito tenderà a ridursi, segnalando un rendimento prospettico inferiore.
Per questo motivo, molte banche d’investimento e gestori patrimoniali preferiscono utilizzare il premio implicito per prendere decisioni strategiche, pur sapendo che esso dipende fortemente dalle ipotesi di crescita utilizzate nei modelli di valutazione.
Nei mercati emergenti, il premio per il rischio è mediamente più alto rispetto a quello dei mercati sviluppati. Le ragioni sono legate a fattori come instabilità politica, rischio di cambio, inflazione elevata, governance aziendale meno trasparente e mercati meno liquidi. Un investitore che decide di investire in azioni di un Paese emergente chiederà quindi un rendimento extra molto più alto rispetto a un investimento simile in Europa o negli Stati Uniti.
Anche gli asset alternativi presentano premi di rischio peculiari. Nel private equity e nel venture capital, l’illiquidità e l’incertezza sul successo delle startup richiedono premi molto elevati. Nelle commodities, invece, il premio dipende dalla volatilità dei prezzi delle materie prime e dai rischi geopolitici. Infine, nelle criptovalute e negli asset digitali, come visto, il premio per il rischio è talmente elevato da costituire quasi una barriera naturale all’investimento di massa.
Per un investitore, il premio per il rischio non è un concetto teorico, ma uno strumento operativo per costruire portafogli bilanciati. La sua valutazione permette infatti di:
La conoscenza e la corretta applicazione del concetto di premio per il rischio sono quindi indispensabili per una gestione professionale e consapevole del patrimonio.
Investire nei prodotti finanziari implica un certo livello di rischio.
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