Borsa
I fondi comuni e gli ETF sono strumenti di investimento molto diffusi per chi cerca diversificazione e accesso a mercati globali. Tra i loro vantaggi c’è la possibilità di ricevere dividendi, che rappresentano una fonte di reddito per gli investitori. Ma come funzionano esattamente i pagamenti dei dividendi? E quali sono le differenze tra fondi comuni ed ETF in questo ambito? In questo articolo analizzeremo le modalità di pagamento dei dividendi, aiutandoti a capire quale strumento potrebbe essere più adatto alle tue esigenze.
Le entrate da dividendi sono generate quando società distribuiscono parte dei profitti delle aziende che fanno parte dell'indice.
I fondi comuni raccolgono capitale da più investitori per investirlo in un portafoglio diversificato di titoli, come azioni, obbligazioni o strumenti monetari. Gli utili generati da questi investimenti – come dividendi azionari o interessi obbligazionari – vengono distribuiti agli investitori sotto forma di dividendi, a seconda delle quote possedute.
I fondi comuni adottano due principali modalità di gestione dei dividendi:
I dividendi dei fondi comuni vengono solitamente distribuiti con una periodicità predefinita, che può essere trimestrale, semestrale o annuale. La frequenza dipende dal tipo di fondo e dalla politica del gestore.
Nota dell'esperto
Come spiegato nelle righe precedenti, occorre fare attenzione ai dividendi erogati dai fondi comuni. E’ importante fare attenzione a quanto previsto dal regolamento del fondo stesso per non avere brutte sorprese. Anche il KID solitamente fornisce, in maniera abbreviata e sintetica, le informazioni essenziali per prendere una decisione consapevole.
Il dividendo del fondo potrebbe infatti deciso a priori, potrebbe essere fisso o delineato un una determinata fascia percentuale. Se il rendimento dei titoli presenti all’interno del fondo non coprisse la cedola (o dividendo) previsto dal regolamento, il gestore del fondo andrebbe a vendere quote del fondo stesso per assicurare la cedola prevista. In questo caso l’investitore godrebbe della cedola inizialmente prevista, ma si ritroverebbe in portafoglio un numero inferiore di quote, con conseguente svalutazione del proprio investimento iniziale.
Come dicevamo, si trovano sul mercato fondi comuni in due versioni, uno ad accumulazione e uno a distribuzione.
Oltre a poter notare la differenza all’interno dei documenti informativi, solitamente nella dicitura del nome del fondo è indicato se la categoria in questione è ad accumulazione o a distribuzione.
Prendendo come esempio il fondo Anima Valore Globale, sul sito del gestore possiamo andare a selezionare dal menu a tendina le due versioni:
La classe A è ad accumulazione, la classe AD è a distribuzione.
Questo screening può essere effettuato anche tramite portali specializzati come Morningstar. Alcuni fondi potrebbe avere la dicitura DIS (distribuzione) e ACC (accumulazione).
Altri esempi di fondi che in Italia distribuiscono dividendi sono:
Gli ETF (Exchange Traded Funds) replicano un indice, investendo nei titoli che lo compongono. Se i titoli sottostanti generano dividendi, questi vengono raccolti dall’ETF e poi distribuiti agli investitori o reinvestiti nel fondo.
La frequenza di pagamento dei dividendi varia a seconda dell’ETF. Molti ETF seguono la stessa periodicità dei fondi comuni (trimestrale, semestrale o annuale), ma ci sono eccezioni, specialmente per ETF che replicano mercati internazionali.
Gli ETF offrono spesso un vantaggio in termini di semplicità nella gestione fiscale. Tuttavia, la tassazione dei dividendi dipende dal tipo di ETF (armonizzati o non armonizzati in Europa) e dalla legislazione fiscale del paese di residenza dell’investitore. Più tardi svilupperemo più a fondo questo tema.
Su Borsa Italiana sono quotati circa 1.600 ETF e quasi 500 di questi sono a distribuzione. Possiamo pertanto dire che gli strumenti a disposizione possono accontentare tutte i palati e tutte le esigenze.
Si spazia dagli ETF obbligazionari a quelli azionari, passando per i multiasset. All’interno di queste macrocategorie, possiamo andare a scremare in ulteriori sottocategorie (globali, settoriali, geografici, etc…).
Come abbiamo accennato, anche per gli ETF spesso esistono due versioni, una ad accumulazione e l’altra a distribuzione. Per gli amanti del mondo azionario, esistono poi ETF specializzati su azioni da dividendo, divisi anche per settori geografici.
Ad esempio, questi 3 sono i più grandi ETF sui dividendi europei:
👉🏼 Qui trovi la lista dei migliori ETF ad alto dividendo.
Se ti interessa investire in dividendi dovresti controllare:
Ecco alcuni aspetti da considerare quando si tratta di scegliere tra fondi comuni ed ETF.
Il primo aspetto da considerare è il tuo obiettivo primario: generare reddito o far crescere il capitale nel lungo termine.
Esempio: un ETF che replica un indice di società ad alto rendimento da dividendi (es. Dividend Aristocrats) è particolarmente indicato per chi cerca un reddito stabile.
Esempio: un ETF ad accumulazione reinveste i dividendi nel fondo, aumentando il valore delle quote senza costi o interventi dell’investitore.
I costi di gestione possono influire significativamente sui rendimenti netti, specialmente nel lungo periodo. È quindi essenziale confrontare le spese tra fondi comuni ed ETF:
Esempio: un fondo comune con un TER dell’1,5% e un ETF con un TER dello 0,3% possono portare a differenze di rendimento significative in un orizzonte temporale lungo (es. 10-20 anni).
👉🏼 Commissioni dei fondi di investimento.
La politica di pagamento dei dividendi varia tra i fondi e gli ETF. Alcuni strumenti si concentrano su dividendi elevati, mentre altri puntano su strategie di crescita.
La liquidità è un altro elemento cruciale da considerare, specialmente se prevedi di dover vendere rapidamente le tue quote.
Esempio pratico: se ti trovi in una fase di forte volatilità di mercato e vuoi reagire rapidamente, un ETF offre un vantaggio significativo rispetto a un fondo comune, che potrebbe essere meno immediato nel liquidare le quote.
Gli ETF sono generalmente più adatti a investire in mercati specifici o tematici, come azioni di paesi emergenti o settori particolari (es. tecnologia, energia pulita). I fondi comuni, invece, possono offrire una gestione attiva in mercati complessi o poco liquidi.
Infine, un altro tema cruciale da analizzare è la tassazione degli ETF e la tassazione dei fondi di investimento.
La tassazione dei dividendi, infatti, segue la tassazione degli strumenti nei quali fondi e ETF investono. Pertanto, i redditi derivanti da plusvalenze e da dividendi sono considerati, ai fini fiscali, redditi da capitale e vengono tassati con un’aliquota del 26%.
Tutti i proventi derivanti da ETF che investimento in titoli di stato dell’UE (plusvalenze e interessi) sono tassati con un’aliquota del 12,50%. Per i prodotti che replicano un indice composto, in parte azionario e in parte obbligazionario, i redditi vendono tassati con l’aliquota del 26% per la quota del fondo investito in azioni e con quella del 12,50% per la quota investita in titoli di stato.
Un punto di attenzione deve essere fatto sugli ETF azionari di diritto olandese (ad esempio i VanEck). Questi ETF subiscono la doppia tassazione dei dividendi distribuiti (15% + 26%).
Se volete approfondire il tema vi consigliamo:
👉🏼 Come iniziare ad investire in fondi comuni
👉🏼 Fondi vs ETF: cosa scegliere?
Investire comporta il rischio di perdite.
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