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Il panic selling è uno dei fenomeni più ricorrenti e pericolosi dei mercati finanziari, che si manifesta quando, gli investitori sopraffatti dalla paura, iniziano a vendere in massa i propri asset. Tutto ciò provoca una rapida discesa dei prezzi insieme ad un vero e proprio stock market crash. Ma cerchiamo di comprendere cos’è il panic selling e quali sono i meccanismi psicologici e tecnici che lo innescano.
Comprendere la definizione di panic selling vi aiuterà a riconoscere le fasi di panico collettivo, ma anche a gestirle con maggiore consapevolezza. Nei momenti di forte volatilità, di certo sarà noto chi fa la differenza tra chi subisce il mercato e chi riesce a trarne vantaggio, tutto grazie alla capacità di mantenere la calma e seguire un piano razionale.
Un buon metodo per avvicinarsi ai mercati senza entrare nel panico, è fare pratica sui conti demo:
In questo articolo ti spiegheremo nel dettaglio cos’è il panic selling e le sue cause principali. Vi abbiamo anche riportato alcuni esempi storici insieme alle strategie più efficaci per affrontarlo e sfruttarne le occasioni, sia nei mercati tradizionali sia nel settore delle criptovalute.
Il panic selling (in italiano, vendita dettata dal panico) è un fenomeno che si verifica quando gli investitori iniziano a vendere in massa le proprie posizioni, spinti dalla paura di perdite ulteriori. Si tratta di un comportamento emotivo, tipico dei momenti di forte volatilità che può trasformare un normale ritracciamento in un vero e proprio stock market crash (crollo del mercato azionario), alimentato da dinamiche automatiche come gli stop-loss o le margin call.
In queste situazioni, la razionalità viene sostituita dal timore. Si tratta del momento in cui gli operatori preferiscono liquidare in fretta i propri asset per evitare ulteriori ribassi, contribuendo così ad accentuare la discesa dei prezzi.
In termini tecnici, il panic selling si manifesta con volumi di vendita eccezionalmente elevati, cadute improvvise degli indici e una diffusa assenza di compratori. È quindi una reazione collettiva ed estrema che amplifica le perdite e crea un effetto domino sul mercato.
Il panic selling è la reazione emotiva e collettiva che porta gli investitori a vendere in modo impulsivo e irrazionale durante un crollo dei mercati. In altre parole, si tratta di una vendita di panico che si innesca quando la paura di ulteriori perdite supera la logica dell’investimento di lungo termine.
Il panic selling cos’è?
La manifestazione più evidente della componente psicologica dei mercati, quando la paura domina il sentiment, e anche gli investitori più esperti possono lasciarsi trascinare dall’emotività. Tutto ciò contribuisce al deterioramento del clima di fiducia.
Quindi un investitore che riesce a riconoscerlo in tempo potrebbe tranquillamente gestire la volatilità in modo razionale, ed evitare di vendere ai minimi. Anzi potrebbe addirittura prepararsi a cogliere le opportunità che spesso emergono nei momenti di maggiore panico collettivo.
Per comprendere a fondo il fenomeno del panic selling, dobbiamo anzi tutto analizzarne le cause psicologiche e speculative. Tieni presente che i mercati finanziari non sono governati solo da dati economici o risultati aziendali, contrariamente a quanto pensa la maggioranza. Invece la psicologia degli investitori gioca un ruolo decisivo nei momenti di alta volatilità.
Ecco perché ti suggerisco di dedicare un po' di tempo a conoscere le sue cause per non lasciarti sopraffare dall’emotività. Un broker che presta molta attenzione all'aspetto emotivo e Capital.com. Infatti ha sviluppato una piattaforma che valuta se vi state lasciando trasportare dall'emozione mentre operate.
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La storia dei mercati finanziari è marcata da episodi di panic selling, anche più recente come il Covid, che hanno segnato intere generazioni di investitori. Ma ad ogni modo, il meccanismo è sempre simile: paura collettiva, vendite impulsive e un rapido deterioramento dei prezzi. Ecco perché analizzare questi eventi ci aiuta a capire come la psicologia del mercato si ripete nel tempo e come ogni crisi racchiuda anche opportunità di lungo termine.
1929 - Il crollo di Wall Street
Il 24 ottobre 1929 sarà ricordato come il Black Thursday, che segnò l’inizio della Grande Depressione. In pochi giorni, milioni di azioni furono vendute nel panico. Gli investitori, spaventati da notizie negative e dalla speculazione eccessiva, contribuirono a un tracollo senza precedenti dei listini americani.
1987 - Il Black Monday
Il 19 ottobre 1987 fu un'altra data che segno la storia. In quel preciso giorno il Dow Jones perse oltre il 22% in una sola seduta, la più grande caduta giornaliera della storia. Il panic selling fu amplificato dai sistemi di trading automatico e dalle vendite a cascata di portafogli strutturati. In poche ore, il mercato mondiale entrò in una fase di shock.

2008 - La crisi dei mutui subprime
Il fallimento di Lehman Brothers scatenò un’ondata di vendite di panico globali. Il timore di un collasso del sistema bancario spinse gli investitori a liquidare posizioni in azioni, obbligazioni e fondi, causando il crollo dei mercati nel 2008 e un clima di sfiducia diffusa a livello internazionale.
2020 - Il Panic Selling da pandemia
Nel marzo 2020, la diffusione del Covid-19 provocò una reazione istantanea: in poche settimane, i principali indici azionari persero oltre il 30%. L’incertezza economica e la paura di una recessione globale portarono a una corsa alla liquidità, prima di un successivo e sorprendente recupero favorito dagli stimoli monetari.

Questi esempi storici di panic selling ci mostrano come, nonostante la tecnologia e l’evoluzione dei mercati, le emozioni degli investitori restino e sono un fattore determinante. Pertanto possiamo trarre lezioni dal passato per gestire con maggiore consapevolezza i futuri periodi di crisi, se si presentassero eventualmente.
Affrontare il panic selling è il passo successivo per proteggere il proprio portafoglio e ridurre le perdite durante fasi di forte volatilità. Come riconoscere quindi i segnali di vendite di panico o a conseguenza del Panic Selling? In questi casi dobbiamo seguire strategie razionali, combinando strumenti difensivi per proteggere il proprio capitale e strategie opportunistiche per sfruttare i ribassi a proprio vantaggio. Certo, un conto e conoscerle e una altro applicarle.
Facciamo una carrellata veloce di ambi due strategie per proteggerci dal panic selling.
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Se riconoscere i segnali di vendite di panico è importante, lo è anche identificare la fine del panic selling, se si vuole riprendere le operazioni sul mercato senza correre rischi elevati. Anche in questo caso, non esiste un indicatore unico, ma una combinazione di segnali tecnici, fondamentali e psicologici che ci permette di capire quando la fase di vendite di panico sta terminando.
Segnali tecnici
Segnali fondamentali
Mi piace parlare di queste segnali non come individuali ma usati nel insieme, approccio che seguono molti fondamentalisti:
Notizie economiche più stabili e interventi di politica monetaria o fiscale. La pubblicazione di dati positivi o bilanci aziendali solidi riduce l’incertezza e la paura tra gli investitori. Un broker che ti mantiene ben informato è eToro. D'altra parte, gli stimoli economici mirati da banche centrali o governi possono rassicurare il mercato e invertire il sentiment negativo, per ciò ti conviene seguire queste notizie o iscriverti a uno di questi canali per mantenerti ben informato.
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Segnali psicologici
Abbiamo pensato bene a parlarti della riduzione della paura tra gli investitori e la "fermata delle vendite impulsive". Il primo si riferisce a l’analisi del sentiment tramite indici di volatilità o notizie, che mostra un graduale ritorno della fiducia, mentre il secondo accade quando anche gli investitori più emotivi smettono di liquidare posizioni, e di conseguenza il mercato tende a stabilizzarsi.
Ora devi tenere chiaro che riconoscere la fine del panic selling non significa che devi prevedere massimi o minimi dei prezzi, ma si tratta di identificare il momento in cui la fase di panico si esaurisce. Combinando segnali tecnici, fondamentali e psicologici, è possibile riprendere le operazioni con maggiore sicurezza, riducendo decisioni impulsive e cogliendo opportunità di lungo termine.