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La FED è la banca centrale degli Stati Uniti. Si tratta di una delle istituzioni più influenti al mondo. Vediamo cosa si è deciso nell'ultima riunione della Banca Centrale USA, il calendario delle riunioni FED 2026 e vediamo che impatto hanno le riunioni della FED sui mercati.
Vediamo cosa possiamo aspettarci che faccia la Federal Reserve, non solo nella sua prossima riunione, ma per il resto dell'anno. Senza dubbio, è una delle questioni più seguite dagli investitori, dato che non solo incide direttamente sull'evoluzione dei mercati (azioni, valute, indici), ma anche sull'economia stessa.
Il 10 dicembre 2025, la Federal Reserve ha deciso di ridurre il tasso d’interesse di 25 punti base, portandolo a un intervallo compreso tra 3,50% - 3,75%. Questo taglio, il terzo consecutivo del 2025, risponde alla necessità di adattare la politica monetaria a una realtà economica in evoluzione, caratterizzata da una continua pressione inflazionistica (seppur in calo) e da incertezze globali.
La decisione, come previsto, ha trovato una grande attenzione nei mercati, che avevano già incorporato questa aspettativa nelle proprie valutazioni.
Ma la vera domanda che sorge da questo intervento è: la Fed sta semplicemente reagendo a un contesto economico incerto o sta cercando di tracciare una rotta di lungo termine?
In sostanza, la Federal Reserve ha agito in un periodo di rallentamento economico, con segnali contrastanti provenienti dal mercato del lavoro e da altri indicatori macroeconomici. L'inflazione, pur scendendo dai livelli estremi raggiunti nel 2022, si mantiene sopra il target del 2%.
A novembre 2025, l’indice dei prezzi al consumo si è attestato al 3,7%. Tuttavia, la banca centrale ha preferito ridurre i tassi non solo per cercare di stimolare una crescita più robusta, ma anche per mitigare i rischi di stagnazione che stavano cominciando a emergere.
Nel 2026, la Fed dovrà affrontare una sfida delicata: continuare a stimolare l'economia senza che la pressione sui prezzi torni a salire.
Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha sottolineato che la politica della banca centrale è pensata per “sostenere la crescita senza compromettere il controllo dei prezzi”.

Powell ha parlato di una "prudenza calibrata", consapevole che un eccessivo alleggerimento della politica monetaria potrebbe rimettere in gioco i rischi inflazionistici. Questa cautela, tuttavia, riflette anche la consapevolezza che l’economia statunitense sta affrontando un periodo di transizione.
La crescita globale resta incerta, con economie emergenti che stanno ancora recuperando, e l'instabilità geopolitica non è destinata a svanire presto. Questo crea una situazione fluida per la Fed, che, pur mantenendo un approccio di stimolo, deve rimanere attenta a non alimentare rischi secondari.
Anche per questo, sebbene la maggior parte dei membri del comitato fosse favorevole al taglio, ci sono stati contrasti significativi, che hanno portato a un voto di 9 contro 3:
Questo fatto è emblematico del compromesso interno che la Fed sta cercando di raggiungere: da un lato la necessità di stimolare un’economia che mostra segni di rallentamento, dall’altro la necessità di non abbassare troppo rapidamente i tassi per evitare che l’inflazione possa tornare a salire.
Uno degli elementi più importanti che emergono dalle riunioni della FED è il dot plot, che fornisce una proiezione delle aspettative sui tassi d’interesse per il futuro.
Il dot plot è uno strumento chiave per comprendere come i membri del FOMC vedono l’evoluzione della politica monetaria nei prossimi anni. Sebbene la Fed abbia tagliato i tassi nel 2025, il dot plot indica che non ci si aspetta un ulteriore abbassamento massiccio nel 2026. Al contrario, le proiezioni suggeriscono che la banca centrale prevede di mantenere i tassi su livelli stabili, con una lieve tendenza al rialzo solo se i dati sull'inflazione e la crescita lo giustificheranno.

Anche questa visione del dot plot contribuisce a riflettere la prudenza della Fed: i membri del FOMC, pur essendo favorevoli al taglio dei tassi, non sono pronti a intraprendere un’ulteriore accelerazione verso una politica più accomodante.
La maggior parte delle proiezioni dei membri del comitato, infatti, indicano un livello di tassi sostanzialmente stabile per il 2026, con il possibile avvio di una pausa sui tagli a meno che i dati futuri non suggeriscano un ulteriore intervento.
L’annuncio della Fed ha, com'è ovvio, avuto una reazione immediata sui mercati finanziari, che hanno accolto positivamente la mossa. In particolare, gli indici azionari statunitensi hanno registrato guadagni significativi:
Questi rialzi riflettono una risposta positiva degli investitori alla continua politica accomodante della Fed, percepita come un segno di maggior liquidità e maggiori opportunità per le imprese.
La reazione è stata particolarmente significativa poiché ha confermato delle aspettative di una stabilizzazione economica sostenuta da tassi più bassi. Il messaggio è chiarissimo: questo aumento non è un segno di euforia, ma una valutazione equilibrata dei prossimi mesi, dove gli investitori stanno ancora aspettando segnali più concreti di una crescita sostenibile.
Nel settore dei titoli di stato, la risposta è stata simile: il cambio di sentiment sui Treasury tende a far scendere i rendimenti quando i mercati prezzano tassi più bassi.
A fronte di questi sviluppi, il mercato ha reagito positivamente anche nei settori legati ai beni di consumo e alle costruzioni, particolarmente stimolati dal calo dei tassi di interesse. Ad esempio, l’iShares U.S. Home Construction ETF, che traccia il mercato delle costruzioni residenziali, ha visto un incremento del +3,3%.
L’andamento positivo di questo tipo di ETF è un chiaro segnale che i mercati sono ottimisti riguardo alle prospettive di crescita a lungo termine, soprattutto per i settori che dipendono direttamente dai costi di finanziamento.
A riprova di ciò, anche lo strumento FedWatch del CME, che riporta le opinioni dei trader (in base ai loro movimenti di capitale) sui tassi di interesse attesi nei prossimi mesi, la maggior parte degli investitori sta già scontando una pausa iniziale dei tassi, che durerà almeno fino al primo trimestre, con un notevole consenso sul fatto che i tassi non saranno toccati a gennaio.

Con questo ulteriore taglio dei tassi, la Fed ha preso una decisione strategica per navigare in un contesto economico instabile.
Tuttavia, la vera sfida non è solo l’adeguamento dei tassi a breve termine, ma le proiezioni più a lungo termine che riguardano il 2026 e oltre: sebbene la Fed stia cercando di evitare un’azione monetaria troppo aggressiva, l'incertezza che caratterizza l'economia globale e le sfide interne degli Stati Uniti potrebbero influenzare pesantemente la politica monetaria.
Il dot plot della Fed, come abbiamo visto, mostra che la maggior parte dei partecipanti al comitato prevede una stabilità relativa dei tassi durante il prossimo anno. Si aprono quindi diverse possibilità di scenario:
La parola che più spaventa tutti è sempre la stessa: inflazione. Su quella si gioca tutto.
La maggiore preoccupazione riguarda i settori vulnerabili come l’energia e l’alimentare, che potrebbero causare rallentamenti più rapidi nell'inflazione, ma anche potenziali riprese improvvise in caso di discontinuità nelle politiche globali.
Oltre alla politica monetaria, la politica fiscale degli Stati Uniti giocherà un ruolo sempre più rilevante.
Le politiche di stimolo fiscale o di austerità possono influenzare le decisioni della Fed, come dimostrato dalla risposta che i governi stanno dando alla recessione e ai livelli di debito. Se gli Stati Uniti dovessero intraprendere un percorso fiscale più espansivo nel 2026, la Fed potrebbe trovarsi nella posizione di dover intervenire più drasticamente per evitare il rischio di sovraccaricare ulteriormente l'inflazione.
A livello geopolitico, l'andamento della guerra in Ucraina, la politica monetaria di altre grandi economie (come la BCE o la BOJ) e le tensioni commerciali potrebbero avere ripercussioni sui tassi d'interesse statunitensi. La Fed dovrà adattarsi rapidamente a questi cambiamenti, modificando se necessario la sua politica monetaria. In questo scenario, la Fed potrebbe anche dover agire in maniera più reattiva alle fluttuazioni economiche globali, piuttosto che seguire un piano predefinito.
Nel 2026, i mercati si preparano a una possibile continuazione della debolezza del dollaro, se la politica monetaria degli Stati Uniti dovesse rimanere relativamente accomodante rispetto ad altre economie avanzate. Un dollaro più debole potrebbe stimolare le esportazioni, ma potrebbe anche aumentare i costi delle importazioni, con impatti diretti sull’inflazione.
Il mercato del lavoro sarà un altro fattore determinante: se l'occupazione dovesse rimanere elevata, ma con un rallentamento nella crescita dei salari, la Fed potrebbe trovare spazio per ulteriori riduzioni. Se invece i tassi di disoccupazione aumentassero significativamente o i salari dovessero continuare a salire, la Fed potrebbe mantenere i tassi stabili per evitare un riscaldamento dell’economia.
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La Federal Reserve si riunisce 8 volte all'anno con una separazione di circa 40 giorni tra ogni riunione. Le date ufficiali delle riunioni vengono presentate con grande anticipo, motivo per cui già possiamo tenere a mente il calendario delle riunioni 2026 della FED.
Se sei interessato alle politiche delle banche centrali potresti consultare anche il calendario delle riunioni della BCE.
Quando parliamo della Federal Reserve, per capire tutto ciò che succede nelle sue riunioni, dobbiamo conoscere quattro concetti:
Molto dipenderà anche dalla politica hawkish o dovish dei banchieri FED attualmente in carica.
La FED è quindi un'istituzione cruciale per la salute economica degli Stati Uniti e ha un impatto significativo sui mercati finanziari globali. La riunioni della FED, dove avviene la determinazione delle politiche monetarie, soprattutto in relazione ai tassi di interesse, possono avere un impatto rilevante sui mercati finanziari.
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Quando la FED opta per un aumento dei tassi di interesse, oppure per altre politiche volte a ridurre la liquidità nel sistema, nell'ottica del contenimento del livello dei prezzi, determina un rallentamento dell'economia.
L'aumento dei tassi di interesse, infatti, scoraggia i prestiti, rendendoli più "costosi". Il che a sua volta ha un effetto negativo sulla domanda aggregata e il livello dei consumi.

La riduzione della liquidità ha un effetto anche sul mercato azionario. Meno liquidità implica meno risorse per gli investimenti. Quindi, in linea generale, all'aumento dei tassi di interesse si associa una riduzione del valore delle azioni. E viceversa. Tuttavia, in alcuni casi, il mercato potrebbe avere già "scontato" l'effetto del rialzo, il che avviene quando, come accade di solito, la FED anticipa già le sue intenzioni di politica monetaria prima della decisione ufficiale. In questi casi, l'effetto sul mercato potrebbe essere più moderato.
In tempi di incertezza, come quelli che seguono all'innalzamento dei tassi di interesse, l'investimento in azioni difensive può rivelarsi un'ottima strategia. Anche beni rifugio, che mostrano una scarsa correlazione con il ciclo economico, come investire in oro, possono costituire una buona strategia di investimento.
Al contrario, quando c'è una riduzione dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed) o di qualsiasi altra banca centrale, si cerca generalmente di ottenere l'effetto opposto di un aumento dei tassi. Le principali conseguenze di un abbassamento dei tassi d'interesse sono:
In breve, questo è il calendario delle prossime riunioni della Fed, per non perderne nessuna e per poter reagire sul mercato ai dettami della Fed, siano essi espansivi o restrittivi.
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